topolino


25 marzo 2015

Festival di Villefranche sur Saone.


Partiti come un tempo, io che raggiungo Capannori, lascio lì la macchina, prendiamo il rombante Diesel del Peugeot di Gradimir Smudja, e partiamo in direzione della Francia.
Era almeno un paio d'anni che non facevamo un viaggio/festival insieme, noi che ne abbiamo fatti parecchi negli anni scorsi, spesso anche con Zorica, la moglie.
Avevamo di dircene di cosette, e Gradimir non è certo uno che si tira indietro nella chiacchiera e così il viaggio è stato piacevole, come sempre.
La sosta, come al solito, nell'area di servizio prima del Frejus, non che sia migliore delle altre, ma è quella che, all'ora di pranzo, in base al nostro rollino di marcia rimane concomitante, un panino, un succo di frutta ed un caffè.
Constatiamo l'aumento dell'A/R del tunnel, ben oltre i 50,00€, quando l'avevamo lasciato a 48,00€, giusto per ricordarci che, ad ogni anno che passa, anche se il panorama resta lo stesso, c'è sempre qualcos'altro che cambia, e non necessariamente in meglio.






 Il centro di Villefrancher sur Saone, al nostro arrivo.

 Arrivo intorno alle 16,30, anche qui in orario, non c'è stato traffico, niente intoppi o ingorghi imprevisti, il tempo buono, è tutto è andato come previsto.
Il ricordo di Villefranche (festival al quale abbiamo partecipato insieme ben quattro anni fa), è un po' appannato e fatichiamo a ricordarci la disposizione topografica della città, ma è bastato tornare nella via centrale della cittadina, per ricordarne i particolari.
Parcheggiamo la macchina e ci dirigiamo dove  ricordavamo essere il centro congressi adibito alla manifestazione, nessuno dei due aveva né l'indirizzo dell'hotel, né un telefono di chicchessia.
Ci vengono incontro Mo e Jean-Louis, amici da sempre e con la cordialità che li contraddistingue, parliamo, beviamo un po', e poi andiamo all'albergo dal nome curioso Ici&La, della catena Mercure, a due passi (letterali) dal festival e di recentissima costruzione, bello, moderno, elegante e confortevole, non si potrebbe chiedere di meglio. Ci rilassiamo e aspettiamo l'ora di cena.



La bella, moderna e confortevole camera dell'Hotel Ici&La, che ha reso ancor più piacevole il soggiorno.

Più tardi ci ritroviamo in una tenuta di produzione del Beaujolais, il vino che si produce da queste parti, un vino conosciuto ed apprezzato, qui prendiamo l'aperitivo (ed iniziano le danze dei bicchieri) poi, dopo che sono arrivati altri autori, ci dirigiamo verso una saletta a vetri poco distante anzi, proprio di fronte. Nell'aia della tenuta danno infatti due locali tutti a vetri, uno esalta un vecchio frantoio in legno, il locale antistante invece ha dei tavoli per le degustazioni e, come nel nostro caso, per una cena.

Tra gli autori molti volti conosciuti in altri festival, Hernst, Achde, Martinet, Mitton...oltre che a Vincenzo Cucca e Cristina, gli unici altri italiani presenti alla manifestazioni, ma molti altri arriveranno il sabato mattina, come Ciro Tota, italiano trapiantato in Francia da anni, Skiav, Arniuchkin, Roosvelt, Turrell.
La cena è di quelle francesi, insalata a e dopo una sorta di agnello con delle verdurine, in compenso, il tutto è abbondantemente annaffiato dal suddetto Beaujolais che, c'è da dire, la fa da padrone.
Inevitabilmente, quando tra gli invitati c'è Jean-Yves Mitton, appare per incanto una chitarra e lui, con la sua voce calda ed appassionata cerca di coinvolgere tutti in canti dal sapore degli anni '60, un po' di Beatles, un po' di Elvis è molto folk. Mitton è un decano della BD e del fumetto, eh sì, anche di fumetto perché per anni ha lavorato in Italia collaborando con la Casa Editrice Dardo per la realizzazione del Grande Blek, non so quanti se ne ricordino il trapper dal panciotto di pelo e dal cappello di castoro, in patria è un autore stimato ed apprezzato come solo i transalpini sanno fare con le loro vecchie glorie, e la sua presenza ai festival è sempre indice di buon umore e simpatia.
La serata finisce così, tra una canzone, una chiacchiera e l'altra.
Una veloce doccia, una sistemazione più accurata, e poi il sonno che arriva di botta, così, senza avvisare, appena sfiorato il cuscino.




Vincenzo Cucca e me (ai lati) con l'amico Jean-Louis, uno degli organizzatori della manifestazione.


Io, Cristina e Vincenzo a cena, il fotografo è Gradimir, mi accorgo adesso che non è stato immortalato neanche in una mia foto, sorry.

Sabato  petit-dejeneur, la sala è elegante come tutto il resto, il buffet è all'altezza della situazione, e anche la colazione scorre liscia con croissant, cappuccino e altre brioches, poi andiamo ad imbracciare gli strumenti di lavoro e partiamo...tanto facciamo veloci, a cronometro dall'albergo alla manifestazione si conteranno sì e no, tre minuti, tanto è vicina.
Mattinata moscia, non tantissima gente, ma il tempo si riempie comunque e le dediche si fanno agevolmente, poi pausa pranzo.

Ci rimettiamo tutti in gruppo per raggiungere il ristorante poco lontano, mi si avvicina un simpatico autore che non avevo notato, è arrivato la mattina alla chetichella, si presenta, è Damien Vidal, un disegnatore che lavora insieme a Laurent Galandon, lo sceneggiatore con cui ho realizzato "La venus du Dahomey" , abbiamo un amico in comune, è simpatico, alla mano e molto gentile, fraternizziamo subito e si aggrega alla combriccola italiana, composta dalla coppia Cucca, Tota ed il sottoscritto (Gradimir è rimasto alla manifestazione, preferendo saltare il pranzo),  lo agevoliamo un po' con il francese per non escluderlo dalla conversazione ed anche il pranzo scorre veloce.
Volete il menù? È presto detto, certo non rinunciate mai a conoscere le prelibatezze che la cucina francese ci mette a disposizione, curiosi! Comunque la solita insalatona con dei gamberetti, la scelta tra un piatto o di pesce (che escludo per la poca prossimità al mare della materia prima) è un poulet, il consueto pollo, immancabile (in alternativa c'è altrimenti il canard, l'anatra, ma questa volta mi smentiscono), poi un dolcetto ed il caffè che, anche se ci impuntiamo a richiederlo stretto, c'è lo portano sempre brodo loro, ma io oramai non ci faccio più caso, lo bevo senza colpo ferire e mi accontento, altrimenti salto, tanto inutile pretendere di più. Per finire anche un dessert, il tutto però, devo dire non male, mangiabile, non pesante e gradevole.
Nei quattro passi fatti tra il ristorante e il salone, con Damien facciamo un po' il punto della situazione, lui è un insegnante che, con "Lip" il libro pubblicato con Dargaud, ha coronato il sogno della sua passione, ma in realtà insegna design ad una scuola superiore, come me è convinto che il lavoro del fumettista è sempre più difficile è si sta facendo sempre più precario ed anche lui, con due figli, ha dovuto scegliere una soluzione che gli garantisse una qualità della vita più tranquilla e meno incerta. È una persona per bene, è calmo ed ha un bel modo di ragionare, un volto simpatico ed accomodante: mi piace.
Poi rientro alla manifestazione, il pomeriggio è più vitale, più gente, maggiori dediche ed un pochino più di intasamento, ma neanche troppo, l'idea è che la ressa non ci sia.
La giornata finisce senza sbalzi, senza impennate e con la sensazione, non solo da parte mia, che la presenza di lettori ed appassionati non sia quella come avevamo registrato l'ultima volta che eravamo venuti, non vorrei che la mia constatazione sappia di pessimismo ma l'idea che l'aria anche da queste parti un pochino sia cambiata, si fa sempre più convinta.
Ma gli organizzatori pare siano soddisfatti, e se è così, chi siamo noi per non esserlo?
Cena all'ultimo piano dell'albergo in un salone per le grandi occasioni, tre portate (il solito polletto con riso come da convenzione) dolce incluso, in un tavolo fatto di italiani come Cucca, Cristina ed il sottoscritto e para-italiani come Ciro Tota e Gradimir che però di passaporto conta come un connazionale, Arniushkin, Roosvelt e Peltier.
La serata scorre tranquilla bagnata dal solito Beaujolais e uno Chardonnay che si fa apprezzare, due battute, un po' di stanchezza e la solita confusione da sabato sera, quando ti trascini la stanchezza ed anche ascoltare costa fatica, quando specialmente quel che devi sentire non è neanche nella tua stessa lingua. Gradimir ed Andreij si staccano per primi, ma anch'io dopo un po' li seguo, ho bisogno di tranquillità, altrimenti non riesco minimamente a staccare, Lunedì devo ripartire per Firenze ed al ritorno sarò nuovamente con la valigia in mano.
Salgo in camera, doccia, abluzioni varie e IPad dove concentro le mie ultime residue forze per la descrizione di questo sabato a Villefranche, pronto a fare la valigia per l'indomani.

Domenica, the last day, le petit-dejeneur alla manifestazione, oggi il rifocillamento è organizzato con il catering all'interno del festival, nessun problema, la scelta è ampia e sembra che il buffet dell'hotel sia stato spostato di sana pianta in un altro luogo senza sacrificarne l'assortimento, facciamo colazione in compagnia di amici e colleghi.




Il salone delle feste dove si è tenuta la manifestazione.

Prima di ripartire un piccolo aneddoto.
La sera prima, Gradimir si era fatto dare dal bar del festival tre birre da portarsi in camera (una anche per me, seppur non richiesta), uno dei volontari si era apprestato ad avvisarci del fatto che il "vuoto" andava restituito, diciamo anche con una certa insistenza, al punto che ero quasi stato tentato di lasciargli direttamente la bottiglia, sicuro come ero che me ne sarei dimenticato. Ma poi, nel breve tragitto, ridendoci sopra, ci siamo detti che ci sembrava una esagerazione, e che se ne sarebbero dimenticati.
Non è stato così.
Ligi alla sollecitazione, entrambi la mattina le avevamo riportate, io, per non averla neanche aperta (non avendo né la sete necessaria per aprirla, né il cavatappi per farlo), e Gradimir evidentemente perché, nonostante tutto, era stato impressionato dall'insistenza della sera prima e intenzionato a non irritarli.
Io l'ho lasciata sul bancone del bar, ma il tizio probabilmente non mi/ci ha visto e successivamente è venuto da Gradimir a reclamarne la restituzione, e c'è da dire che abbiamo dovuto spiegargli con una certa insistenza di averlo fatto, ora, nessun problema, anche se ci abbiamo riso un bel po' sopra anche dopo parlandone con dei colleghi, ma la domanda nasce spontanea, la caccia al "vuoto" è così incalzante ed imprescindibile in Francia?





Due tra le mie tante dediche.

La mattinata è scivolata via abbastanza tranquilla anzi, per i miei standard anche un po' troppo, ma non ripeterò la considerazione già fatta.
Poi il pranzo, al buffet e piuttosto ricco, come al solito (ma sono sicuro di non essere stato il solo), ho esagerato nella quantità, sarà perché rimasto entusiasta del fatto di non trovarmi nuovamente il pollo con il riso, sarà perché per noi italiani il pranzo e la cena non sono soltanto il soddisfacimento di un bisogno primario, ma il compimento di un atto che ha del religioso, fatto sta che ho esagerato nelle quantità, specialmente nell'imminenza del viaggio da intraprendere.
A tavola con Vincenzo e Cristina, le ultime due chiacchiere, il caffè e poi il saluto a tutti prima della partenza, un abbraccio a Mo e Jean-Louis, ineccepibili e gentili padroni di casa, un abbraccio ad amici e conoscenti e poi via, verso il parcheggio.

Il viaggio è stato lungo e con un imprevisto che si è risolto, per fortuna, in una bolla di sapone, una spia del cruscotto che, probabilmente si è rivelata essere solo un contatto, per cui il timore di una sosta tecnica è svanito in appena questa è tornata a spengersi così, come per magia.
Una volta tanto la stagione è peggiorata una volta entrati in territorio italiano, le Alpi divideva il grigiore francese in una neve intensa e copiosa che ci ha accompagnati fino a Susa, per trasformarsi poi in una pioggia che a tratti e con alternanza, ci ha accompagnati praticamente fino a casa, per un totale di sette ore abbondanti di viaggio.
Non so, ma io non ho né la tenuta, né la voglia di continuare a fare viaggi di questo tipo, forse possibili e tollerabili soltanto in compagnia, di sicuro non pensabili da soli, anche se ne ho fatti in passato, e neanche pochi.

Comunque anche Villefranche è andata, domani si riparte per Firenze.
E vai...

1 commento:

  1. E sempre un gran piacere leggere la tua prosa resocontesca. Ti confermo pero' quella tua impressione di cambiamenti nel campo del fumetto, dei festival e della smania che, da un po', si affloscia - persino in Francia - come se un ciclo di euforia fumettistica si stia richiudendo...
    Meno male che certi accaniti continuano... Ciao, a presto.

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