topolino


22 aprile 2015

Nemoland 2015

Se ci avete fatto caso, parlo poco della mia scuola: l'Accademia Nemo e della sua annuale manifestazione Nemoland, e tutto questo con sommo disappunto, a ragione, dei miei soci.
Ma io ho un pessimo carattere, non mi piacciono le luci (riflesse) della ribalta o delle ribalte, sopratutto se non vi trovo argomentazioni, spunti o motivi d'interesse per considerazioni o speculazioni che vadano al di là della semplice cronaca dell'evento.
In fondo, non sono un giornalista.
E parlarne soltanto per mero bisogno promozional-pubblicitario lo trovo così bieco e così poco onorevole che preferisco astenermi...lo so che Luca in questo momento alzerà gli occhi al cielo, tanto con disappunto quanto con malcelata rassegnazione, ma mi conosce e sa.



I poster della manifestazione. 

Nemoland è la manifestazione con cui l'Accademia Nemo offre ai propri allievi uno spaccato sulla professione dell'animazione (vocazione primaria della scuola, ma non solo), attraverso workshop ed incontri diretti con le maggiori star di questa disciplina, quest'anno è arrivata alla sua undicesima edizione, neanche sembra vero ne siano passate già così tante, e sui vari "palchi" -queste ultime edizioni quello del cinema Odeon di Firenze- sono transitati nomi davvero di prima grandezza, da: Don Bluth e Gary Goldman a Eric Goldberg, da Victor Navone a Sandro Cleuzo, Alex Orrelle, Yoichi Kotabe, Isao Takahata, J.P. Vine e molti altri, basta andare sul sito della manifestazione per contarli uno ad uno.
Esperienze uniche che i nostri studenti hanno vissuto con interesse ed entusiasmo, le storie, i modus operandi, le curiosità dei percorsi che individualmente ogni animatore ha percorso per arrivare sulla vetta della sua professione. Ognuna a suo modo unica ed irripetibile ma con un messaggio comune, credere in quello che si fa, seguire la propria idea e la propria passione, non abbandonare mai la strada insomma, lottare con sacrificio.
Generalmente, e qui il sarcasmo italico sopravviene gettando inevitabilmente un'ombra di perplessità, i migliori arrivano, almeno è bello poterlo credere.
Per gli intervenuti comunque è stato così.

Io però sono un fumettaro, amo l'animazione come spettatore, ma allo stesso tempo con quel distacco di chi, pur appassionato di disegno, non si perderebbe mai a ridisegnare centinaia di volte gli stessi frames, abituato come sono, a descrivere e raccontare per immagini, ma in altro modo.
L'animazione mi piace, mi è sempre piaciuta ma ho mantenuto, come si può dire, un sano distacco dal tutto.
Non sono perciò un esperto, non conosco i retroscena, le curiosità, i nomi dei protagonisti, le date, le storie, quasi niente e quel poco con superficialità, ed è per questo che, in tutti questi anni ho sempre preferito adottare un basso profilo, poca esposizione e poche ingerenze, so farmi da parte quando non ho gli strumenti per essere protagonista: son fatto così, o brillo di luce propria, o m'infilo nel cono d'ombra, senza problemi.
E' anche per questo che, durante Nemoland me ne sto tra le prime file sì, ma non mi espongo mai troppo, e lascio che i miei soci -tra l'altro bravissimi- se la sbrighino loro, e lo fanno al meglio, credetemi.



Seconda fila, in un atteggiamento molto understatement che, per l'occasione, mi si addice.

Pur restandomene da parte però, vedo, osservo e partecipo emotivamente o meno, e quest'anno la manifestazione, a mio parere, ha avuto un suo svolgimento e una sua completezza che due considerazioni le merita, ed eccoci qui.
Finalmente.

Gli ospiti di quest'anno erano Theodore Thomas, Andreas Deja e Fabrizio Mancinelli.



Ted Thomas.

Ted Thomas è un regista e scrittore figlio di cotanto padre: Frank, del duo "Frank and Ollie" (quasi fosse un duo di cabarettisti), in realtà due dei Nine Old Men, quel fantastico gruppo di animatori che hanno realizzato le più grandi opere della Walt Disney, da Biancaneve a Bambi, da Cenerentola a Fantasia a Robin Hood, La carica dei 101 e tutti quei film che hanno condizionato il nostro immaginario di bambini. Promotore dell'opera del padre ha realizzato un documentario intitolato appunto "Frank and Ollie" e "Growing up with Nine Old Men", sull'esperienza dei figli, con l'aggiunta anche degli altri sette insomma, un filologo dell'opera paterna ed un raffinato narratore.



Andreas Deja.

Andreas Deja è uno degli animatori 2D più famosi e noto per avere realizzato i cattivi delle produzioni Disney più importanti della fine del secolo passato: dal Gaston de "La Bella e la Bestia", Scar del "Re leone", Jafar di "Aladdin", grande disegnatore e dotato di una sensibilità fuori dal comune nell'arte dell'animazione.



Fabrizio Mancinelli.

Fabrizio Mancinelli invece, amico e collaboratore di entrambi, è un giovane compositore italiano che da anni vive a Los Angeles e che, come molti italiani, ha trasmigrato negli States per poter cogliere maggiormente le opportunità che il suo lavoro può offrirgli.

Deja, nei due giorni a disposizione, ha svelato prima gli approcci e le difficoltà incontrate nella realizzazione dei suoi famosi villains, controbilanciando le spiegazioni mostrando i fotogrammi di spezzoni da lui realizzate, e successivamente svelando disegni e contenuti del suo nuovo progetto "Mushka", ed animando un personaggio inventato lì per lì su suggerimento degli studenti.

Fabrizio, che ha realizzato le musiche del film di Thomas "Growing up with Nine Old Men", ha fatto ascoltare alcune sue composizioni, spiegato le logiche con cui vengono affrontate le musiche da film oltre che commentare e spiegare le dinamiche che ne accompagnano la nuda composizione, l'arrangiamento fino alla messa in scena e l'orchestrazione. Un percorso affascinante che mi ha fatto rimpiangere di saper suonare solo l'armonica a bocca ad orecchio, e male.

Premesso che tutti gli interventi hanno dato una completezza alla manifestazione come mai forse eravamo riusciti a dare, la rivelazione è stata però Ted Thomas, non tanto per la bravura con cui ha messo in opera due documentari affascinanti, romantici e dal vivo interesse storico, ma perché con la sua sensibilità si è mostrato come un figlio che ha così tanto adorato suo padre -tra l'altro persona davvero splendida, almeno come la si racconta nel film- da farmi invidiare il padre stesso, non tanto per la sua abilità professionale, universalmente riconosciuta, ma per la capacità di farsi voler bene così tanto dal figlio che deve aver saputo regalargli una così splendida infanzia da legarlo a sé con un amore trasformatosi in riconoscenza, che questi lo ha omaggiato con il documentario che lo ricordasse "Frank and Ollie", appunto.



Dopo la proiezione di "Frank and Ollie".

E nel secondo film "Growing up with Nine Old Men", ha voluto raccontare, attraverso le parole dei figli dei celeberrimi Nove, la bellezza e la fortuna di nascere ed avere condiviso la vita attraverso tali personaggi, quasi volesse capire, attraverso le esperienze dei suoi sodali se, come lui, anche loro avessero avuto una vita così meravigliosa. E l'hanno avuta, buon per loro.
La cosa mi ha davvero coinvolto, anche se ha messo a dura prova la mia figura di padre, ho dovuto rimettere in discussione il mio amor proprio facendomi fare i conti con la mia esperienza, confrontandola e misurandola con tali esempi e, devo dire, il risultato che ne emerge non è confortante.



Gli artisti in occasione della premiazione.

Detto così sembra qualcosa che potrebbe apparire solo celebrativo, molti figli in fondo parlano dei loro padri in quel modo, ma il film (il primo) in realtà svela un'amicizia tra due uomini che hanno affinità elettive e professionali uniche ed irripetibili, un incontro di destini che neanche il fato avrebbe potuto coordinare meglio. Un'amicizia che va oltre la parola stessa, assume un valore alto, imprescindibile, sublime, che si alza al di sopra delle semplici convenzioni, va al di là della fratellanza tra due individui, ma mostra un affetto, una stima ed una riconoscenza tra due persone che una volta conosciute a scuola non si abbandoneranno più, intraprenderanno la stessa strada professionale e si aiuteranno l'un l'altro crescendo e diventando insieme e all'unisono due grandi animatori. Frank Thomas ed Ollie Johnston sono due persone amabili, felici, tranquille e serene che vivranno insieme, condividendo anche l'amicizia delle mogli, la vicinanza delle abitazioni nella stessa via e addirittura avranno i rispettivi primogeniti a pochi giorni alla nascita l'uno dall'altro. E attraverso il racconto, mai noioso e condito di spezzoni di film d'animazione, interviste ai due arzilli protagonisti e le testimonianze di animatori e colleghi ne emerge un ritratto adorabile, commovente e sincero.


Le lacrime di Ted.

Sincero come le lacrime che Ted non è riuscito a trattenere alla fine della proiezione (tenete presente il livello di coinvolgimento dell'autore stesso, visto che il film è stato realizzato vent'anni fa) di fronte all'entusiasmo e alla lunga standing ovation che gli studenti presenti all'Odeon (davvero moltissimi) gli hanno sinceramente tributato; questa volta non tanto stupiti dall'abilità tecnica e dal talento, quanto stregati dall'amicizia, dal sereno convivere di due uomini che hanno avuto la fortuna di incontrarsi per non lasciarsi mai più, che hanno vissuto una vita meravigliosa e felice, lavorando e condividendo insieme i momenti più belli.
Un messaggio universale che trascende dall'argomento trattato, va oltre, annoda valori importanti della vita, va ben al di là del percorso professionale, pur importante e gratificante, dando invece una speranza di vita con un messaggio positivo di serenità e amore.




All'Odeon, il pubblico dei nostri ragazzi quest'anno era davvero imponente.

Il momento finale è stato davvero toccante, decine di ragazzi avevano le lacrime agli occhi ed hanno suggellato il momento con applausi a scena aperta, sarà un momento che non dimenticheranno, e questo sì, è stato qualcosa di importante.



Foto di gruppo in un interno, la nostra direzione: Stefano, Roger, Andreas, Ted, Kuniko e Francesco, accosciati Lucone, Federica e Luca, l'Accademia Nemo al gran completo.

Ecco perché quest'anno ho voluto parlare di Nemoland, perché ogni anno i messaggi che arrivano hanno toni che incitano alla tenacia, la forza di continuare per la propria strada, la volontà di perseguire gli obbiettivi, la consapevolezza dei propri mezzi e lo spirito di sacrificio, incipit quasi militareschi e senza incertezze, ma quest'anno siamo andati oltre, al di là della bravura e della competenza degli intervenuti e sopratutto alla "completezza" degli argomenti, quello che è arrivato è stato qualcosa di unico ed irripetibile.
L'amicizia sincera, la serenità, la voglia di confrontarsi e la stima in chi ti sta accanto ti aiuta a crescere, magari crescendo insieme, senza invidie o rivalse, con un tranquillo scambio di opinioni, due battute simpatiche e la bonomia di chi sai che, standoti accanto può solo aiutarti e volerti bene.
E' bellissimo, per un creativo, ricevere un messaggio del genere.

Sarà difficile ripetersi, ma quest'anno è stato grande.























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