topolino


13 giugno 2014

Il guidatore di diligenze

Non so ancora bene il motivo che mi spinge a riempire questi spazi, se la convinzione che, restando per troppo tempo inutilizzati vengono meno alla loro funzione o, come sono propenso a credere, il farlo ha verso di me un potere terapeutico.
Il fatto è che negli ultimi tempi non sono, per così dire molto positivo, non riesco a vedere quel bicchiere mezzo pieno (ma appena riesco a vederlo sarà mia premura dichiararlo pubblicamente), che aiuterebbe ad essere, come si può dire: più brillanti? 





Un buon titolo per questa riflessione potrebbe anche essere, a parer mio: "La propensione all'estinzione", ma siccome concordo con me stesso sull'eccessiva crepuscolarità del termine, decido per un più romantico: "Il guidatore di diligenze".

E la domanda è questa: come si sarà sentito un guidatore di diligenze nel momento in cui si è reso conto che autobus e pullman avrebbero sostituito la sua bella carrozza? Come si sarà sentito lui, abituato a correre con la polvere nel naso e con il fetore dei cavalli a salire su quei mostri d'acciaio sputazzanti gas? A lui che non aveva né la voglia di prendersi una patente né quella di cambiare il suo modo di vivere e di vedere la vita?

L'estinzione, appunto.

Il realtà forse il parallelismo non è neanche congruo, perché il postiglione un modo per convertirsi ce l'aveva anche, ed era appunto quello di cambiare abitudini e di riciclarsi come autista di veicoli a benzina, e cioè adeguandosi al nuovo che avanzava.

Ma siamo sicuri che il "fumettista" questa possibilità ce l'abbia?

Ah, ecco dove voleva arrivare, si domanderanno in molti: è questo il conquibus!
Eh sì, è proprio questo, perché ogni mese che avanza e ad ogni incontro con colleghi e addetti ai lavori, la litania che si sente proferire è quella che le vendite calano a vista d'occhio e di fronte a qualsivoglia tentativo di realizzare nuove proposte o nuovi personaggi, niente riesce a smuovere questo tsunami al ribasso, questa lenta ed inesorabile erosione di lettori verso un mercato che anno dopo anno di fa sempre più piccolo.
Sono anni che si dicono queste cose ma, adesso, siamo ad un punto di svolta, e purtroppo credo drammatico.

Il fumetto vive sulla pagina stampata, è una serie di illustrazioni immobili che hanno bisogno della partecipazione mentale del lettore per prendere vita ed animarsi, una partecipazione emotiva ed intellettuale che coordina e mette in continuità e contiguità le vignette trasformandole in un racconto avvincente. Quando lo è.
Ed è per questo che, a mio modesto parere, sul web non potrà mai avere la stessa dignità ma, più che altro, smuovere quell'interesse necessario per dargli nuova vita, perché sul web il mondo è in movimento, è possibile l'animazione 2D e 3D, ed a questo sono abituati i nuovi fruitori ed i nuovi users, sono abituati alla dinamicità, all'esplosione degli effetti e non potrebbe trovare la sua giusta dimensione, in un mondo che ha fatto altre scelte.

I ragazzi non leggono più nel senso più generale del termine, e in relazione a questo non leggono più fumetti, una cosa è la diretta conseguente dell'altra.
Il loro enterteinement passa sul web, sulla PS4 o X-Box, sui cellulari che sono dei veri e propri compagni di vita, quindi trovo molto difficile convincerli non solo a rinnegare delle scelte che oramai fanno parte integrante della loro vita e delle loro abitudini, ma trovo semplicemente impossibile orientarli verso qualcosa che per loro è totalmente alieno.
Non traggano in inganno i successi planetari di film come Spiderman, Ironman, Batman o X-Men anzi, il successo nelle sale è inversamente proporzionale all'interesse verso le relative testate editoriali, con l'unica differenza che sono DC e Marvel a monetizzare per cui probabilmente i successi al botteghino sono aria fresca per le iniziative editoriali. 
Buon per loro.
Ma il concetto non cambia, anche perché, diciamocelo, a parte noi fumettofili incalliti da anni e anni di letture e peregrinazioni all'edicola, come facciamo adesso a comparare la spettacolarità di uno Spiderman cinematografico condito di FX e visione 3D, con una seppur bella splash-page disegnata anche dal miglior disegnatore sulla piazza? O almeno, come possiamo illuderci che un ragazzino appena visto il film corra all'edicola per ritrovarsi tra le mani una paginetta disegnata?

Cambia il mondo e, come diceva mio nonno, non necessariamente in meglio.
Ma è così, c'è da farci poco.

Queste divertenti e sollazzanti considerazioni, sono anche frutto dalla lettura di due articoli apparsi giorni fa in Francia, riguardando la dichiarazione di due autori piuttosto conosciuti che, facendo outing e dando un peso alle loro parole con delle azioni conseguenti, hanno affermato che con il lavoro del fumettista, almeno facendolo con un criterio professionale e stando attenti alla qualità del prodotto, con i compensi che danno adesso le case editrici, non permette loro di avere una vita degna di essere vissuta, in poche parole: non ce la fanno più, e per questo hanno attaccato pennello e PC al chiodo.

Se interessano, per quanto siano in francese, potete lasciarvi aiutare da un traduttore automatico e non vi sfuggirà comunque il senso, e li trovate a questi indirizzi:

http://rue89.nouvelobs.com/rue89-culture/2014/06/07/les-auteurs-bd-cachent-mourir-252735 

http://le16.be/2014/06/10/la-bd-se-meurt/

Per chi legge un pochino il francese, si renderà conto che l'articolista ha avuto meno tatto del sottoscritto nel titolare il suo pezzo.

I due articoli sono emblematici, perché provengono da un paese come la Francia che detiene un mercato maturo, strutturato, importante e che ha sempre dato molto risalto culturale a questo settore, provengono da un paese che è da definirsi come la "patria" del fumetto, un universo dove la BD e gli autori erano e sono tenuti in grande considerazione e dove moltissimi colleghi negli ultimi anni (compreso il sottoscritto) avevano trovato nuova linfa, nuove prospettive e nuove opportunità lavorative.

Enunciare tutte le motivazioni di ciò che sta accadendo sarebbe biblico, sono tante e sono anche convinto che quella sostanziale non sia tanto l'incapacità di adeguarsi ai tempi, quanto al fatto che siamo di fronte ad una "trasformazione genetica", la soppressione di una specie per lasciar posto a qualcos'altro. 
Cosa, non lo so.

La difficoltà sarà trovare delle vie d'uscita, se ce ne sono, non vorrei sembrare eccessivamente nichilista, ma faccio presente che quando arrivò l'automobile, i cavalli vennero abbandonati, ci volle del tempo, ma neanche tanto.
La conversione in qualcosa di sostitutivo io, a dire la verità, non la vedo...cosa facciamo, ci mettiamo tutti a fare gli storyboarders per le produzioni di cinema 3D (in Italia, poi?)? Concept designer per videogiochi? Illustratori per libri per bambini (visto che sono gli unici che comprano i libri, o almeno le loro mamme, per il momento)?
Magari manco di fantasia ma lo vedo difficile, o almeno, non per tutti, in fondo noi con questo lavoro, che ci piaceva, ci abbiamo anche campato discretamente e ci dispiace un po' abbandonarlo. 
Noi professionisti del settore non abbiamo scivoli pensionistici o quelli che si definiscono "ammortizzatori sociali", noi abbiamo soltanto "acceleratori di disoccupazione", nel senso che una volta che ci entriamo, lo facciamo velocemente.

Qualcosa ci inventeremo, del resto non è che abbiamo molta scelta.

Questo purtroppo vuol dire che dovremo ripensare il nostro futuro, forse non sarà per domani, ma non credo che dovremo aspettare molto, purtroppo in queste cose le accelerazioni sono improvvise e devastanti.




Non sono preso bene, ma sono quello a sinistra nella foto.

Ed ora che vi ho annaffiato con questa bella spruzzata di ottimismo nebulizzato, torno a calcare le mie piste polverose, do una frustatina alle mie giumente da traino invitandole ad un trotto sostenuto e me ne vado fino alla prossima stazione di cambio dei cavalli, io adoro la prateria, la polvere nel naso, quel sano odore di merda animale, le insidie indiane sulla pista, sono nato per fare il guidatore di diligenze, non so fare altro, e fino a che ci sarà qualcuno da trasportare, potrà contare su di me e sui miei cavalli.

Per il resto, si vedrà...




6 commenti:

  1. Non mi intendo di soldi poichè i lavori artistici un pò si sa, alle volte mettono alle strette chiunque..anche chi è affermato. So però che chi ha la vena artistica sa sempre come re-inventarsi un lavoro nuovo (anche se sempre messo a dura prova con il mercato). Sembra che l'Italia non sia il settore per nessuno..ma se noi stessi non cambiamo le cose chi le cambia ? Io dovrei smettere perchè affogo tra mille videomakers solo perchè le reflex oggi costano poco .. ma non lo faccio. Abbiamo avuto genitori e nonni artigiani, dalle mani d'oro. Poi questa ondata di giovani ha come dire, appoggiato il cambiamento nel cambiamento. Ma i periodi sono scanditi dal tempo che è dettato dalle mode o dalle necessità , no ? e se i cavalli tornassero perchè le auto non avranno più benzina ? per moda o per passione, ma secondo me più per consapevolezza e dovere, si ritornerà a coltivare la terra dico io (che lo sto gia facendo). e al fresco di un albero sarà molto probabile che si preferirà il buon vecchio fumetto allo smartphone! E quando al troppo realistico 3D (che piano piano per certi versi sta già saturando molti di noi) la gente vorrà indietro le "paginette disegnate", per stimolarsi una propria fantasia perchè si accorgono che il 3D li ha resi non-artisticamente-pensanti? ... allora si aprirà un lampo nel cielo del mercato e cambierà tutto un'altra volta , tutto gira mio insegnante Stefano , spero che sia così ! come per coltivare una pianta bisogna girare la terra per dare nuova vita ... (seppur io non sia mai stata una grandissima lettrice). Studenti freschi e preparati arrivano ogni anno buttati in questo settore artistico ... tanti hanno le mani d'oro ma non amano mangiare i pesci più piccoli, altri sanno farsi strada seppure essendo solo bravini. In pochi fanno la differenza , e sono quelli che veramente vogliono fare... chi ha voglia di fare prima o poi deve avere un riferimento e in questo settore: Insomma , i cavalli torneranno. eccome se torneranno! E se non ci sarai tu, non avremo nessuno che li saprà cavalcare , Stefano ! :P

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    1. Una risposta fluviale ed accorata, mi fa piacere.
      Ridurre tutto ad una questione di "soldi", non è tanto nel mio stile, ma di certo la mancanza di un tale sostentamento inficia la possibilità di considerare il "fumetto" una fonte professionale sul quale impostare la propria vita: è un bene? è un male?
      Per chi ne traeva il sostentamento della vita sicuramente un male, per chi lo faceva per passione o non aspirava a trasformarla in una professione (per scelta o per incapacità), non cambierà niente anzi, gli sembrerà di ristabilire alcune proporzioni che per lui forse erano inique.
      Detto questo, il reinventarsi è nella logica delle cose, e attiene alla regola "o nuotare od affogare", per cui direi che non c'è molta scelta.
      Un ritorno alle origini? Può darsi, ma sarà un effetto "vintage", momentaneo e che non farà ripartire la macchina, non credo ma, come te, non mi costa niente auspicarlo.

      Ma la perdita più importante, quella che davvero è la molla propulsiva di tutto ciò sono i lettori, la platea, il referente primo di chi produce, il riscontro fondamentale al proprio lavoro, la propria abilità, la propria capacità di comunicare.
      E' questa la vera nota dolorosa.

      Certo che niente ci impedisce di continuare a fare ciò che amiamo, ma in fondo: per chi lo facciamo?

      Comunque sia, i cavalli sono pronti?

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  2. Ciao Stefano,
    ho letto con interesse questo articolo e so che è il risultato dell'intervista ai due autori italiani che hanno appeso la matita al chiodo
    Capisco l'amarezza per chi come noi ha visto tempi migliori per il mondo del fumetto, e so che alcuni questa parabola discendente la chiamano evoluzione del gusto dei ragazzi o vita naturale delle cose.
    Concordo che non ci si può trasformare tutti a reinventarsi storyboard artist o illustratori per libri per ragazzi, ma qualcosa eppure dobbiamo fare.
    Ammiro gli artisti/artigiani che non si consumano in un unica via creativa. e si reinventano in altri campi sempre utilizzando il loro retaggio artistico.
    In questo momento niente è per sempre, ed avere un piano b,c e d è un altra qualità che ognuno di noi deve avere.
    I progetti personali che hai, e la scuola da te creata ne sono un fulgido esempio.
    Appuntiamo le nostre matite e "diligenza" o no, galoppiamo come i vecchi coloni verso le terre promesse, fermamente convinto che le troveremo.

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    1. Ma certo, io non ho parlato né del mio piano B né dei miei progetti, m'interessava semplicemente alzare un velo su una questione che viene svelata in Francia, in un mercato che sta assai meglio del nostro e che invece viene taciuta da noi, un po' come la negazione berlusconiana della crisi che avanzava, per poi coglierci e tramortirci definitivamente.

      Tra noi ce lo siamo detti molte volte, e lo diffondiamo convinti ai nostri allievi, oggi una delle capacità imprescindibili in questo lavoro è l'essere multitasking, avere molte competenze, essere poliedrici e universali e sapersi muovere su più piani.
      E' una convinzione che non rinnego, che condivido e sostengo.

      Ma io sono un "fumettaro" e questo so fare, 'sta cosa mi piace e mi diverte e la mancanza, o almeno l'esaurirsi del mio mercato di riferimento mi amareggia, azzera le mie energie e riduce i miei entusiasmi.
      Con questo non dico che mi siederò sotto la veranda a vedere la vita che mi passa accanto, tuttavia mi toglie energia propulsiva.

      E poi, la scuola l'abbiamo creata insieme...



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  3. Ciao Stefano, m'interessa sapere dove hai trovato l'articolo "La BD se meurt". Grazie.

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    1. http://le16.be/2014/06/10/la-bd-se-meurt/

      Il link è lo stesso inserito nel post, sul web-magazine Le 16.

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