Scorrendo per caso l'intervista divisa in due parti (28 Febbraio e 10 Marzo ) uscita appunto alcuni mesi fa, mi sono accorto, e non so per quale ragione (quasi sicuramente perché ho preso il file di una versione incompleta), che mi è saltata una domanda dal leggero strascico polemico che mi era stata rivolta dal buon Luigi Marcianò (a dire la verità, fattami dopo che avevo già risposto alle domande di rito), per sondare le motivazioni di alcune mie affermazioni.
A questo proposito, vuoi per onestà di completezza, vuoi perché mi pareva giusto non rinunciare alla vis polemica (ma de che, poi?...), ho decisa di inserirla adesso, forse potrà sembrare fuori tempo massimo, o addirittura superflua, fatto sta che a me pareva giusto metterla anche se andrebbe contestualizzata all'interno della precedente intervista.
La domanda comunque era stata messa quasi alla fine dell'intervista, a descrizione di alcune mie precedenti affermazioni.
D : Più
volte nelle tue risposte ho notato un certo rifuggire nel riconoscere
le tue stesse qualità artistiche. Ad esempio dici: "…ammesso
che sia arrivato da qualche parte" oppure "…ed infatti io
non lo sono (artista n.d.r)". Lo dici per modestia o perché ne
sei veramente convinto?. In quest'ultimo caso mi sorprenderebbe non
poco, visto che in giro ci sono tuoi colleghi che, pur avendo
prodotto molto meno di te e di qualità sicuramente più bassa della
tua, si atteggiano a veri artisti. Cosa mi dici?
R: Ti
dico che questa tua domanda è birichina e so dove vorresti portarmi,
ma non ci casco …. ma una risposta la meriti.
Io
sono una bestiaccia polemica e perfino troppo diretta e forse nella
mia mente c’è perfino un’idea stereotipata, banalotta e
convenzionale di tutto questo, ne sono addirittura consapevole,
tuttavia non riesco a distanziarmi da questa visione ed in questo
rivendico la mia normalità, anche nella semplice concezione di un
termine come “artista”, lo riconosco. Ma certe cose non le dico
per falsa modestia ma perché credo di avere una equilibrata idea di
ciò che faccio e di cosa sono, e proprio per questo faccio fatica a
descrivermi come tale, perché per me il concetto di “artista” è
un concetto molto particolare, a mio modo di vedere perfino
“romantico”, ed è un qualcosa che si traduce in quello che si
fa, in quello che si è e chi siamo, un modo totalizzante di vivere e
di pensare e che si contraddistingue nella sostanza. Certo, si
potrebbe provare anche qualcos’altro, ad esempio un’altra
bellissima parola da usare potrebbe essere: “artigiano”, ma tutti
la tengono a debita distanza quasi fosse un temine spregiativo,
quando invece rappresentava una delle qualità del nostro paese,
un’eccellenza da esportazione.
Evidentemente
tutti aspirano a qualcosa di molto più elevato, a cosa non si sa
bene.
Inoltre
c’è anche da dire che il termine “artista” è stra-abusato al
punto che si è anche indebolito a livello semantico, oggi chi non fa
un lavoro impiegatizio, scriva due parole o scarabocchi qualcosa o
che non rientri in standard normali è automaticamente un “artista”,
basta un abbigliamento “figo” e un cappellino desueto ed il tutto
condito con un po’ di originalità sparsa qua e là che sei già in
odore di definizione, quando si dice che l’abito fa esattamente il
“monaco”, ma non c’è da meravigliarsi in una società dove
prima viene l’immagine e poi il contenuto. Ho lavorato nella moda,
figurarsi se mi meraviglio…. e poi sai, ognuno si rapporta con
quello che fa a modo suo, io ho fatto molti lavori e solo alla fine,
dopo averne sperimentati diversi, sono approdato a quello che forse è
l’unica cosa che so fare discretamente, ed è questa esperienza che
mi fa vedere il mio lavoro da un punto di vista da una certa
distanza, dandogli così una sana prospettiva.
Che
ci sia qualche collega che si “atteggia” è anche probabile, ma
sai, il nostro è un universo molto autoreferenziale, basta poco per
gasarsi se anche sui social networks è pieno di ragazzini o neofiti
che postano delle cose orripilanti e di cattivo gusto e che sono
seguite dai vari: WOW!, Bellissimo, Figo! Geniale!… come fai a
convincerli del contrario?
Finisce
così che mancano dei riferimenti solidi e condivisibili, e tutto
diventa opinabile o discutibile.
Quello
che si è perso di vista non è “cosa” si fa, ma il “come” lo
si fa, non basta disegnare o scrivere per essere definito un artista
ci vuole ben altro, che poi qualcuno si incoroni da solo, bontà sua,
ma la sostanza non cambia.
Sono
stato esaustivo?
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