topolino


31 marzo 2014

Un vuoto da riempire.

A volte mi verrebbe la voglia di domandarmi dove sto andando anzi, me lo sto chiedendo sempre più spesso.
E la risposta è sempre la stessa: non lo so.

Ho realizzato Nathan Never per anni ed ero tranquillo, la vita sembrava perfino semplice.
Troppo.
Ho scritto storie per me, e ci ho creduto pure, hanno girato per vari paesi ma poi mi sono accorto che era solo metodo. 
Mi sono fermato.
Poi ho parlato di jazz, e mi sono scoperto autore.
Mi è piaciuto.
Ho scritto e disegnato di Cuba, e mi sembrava un percorso. 
Non male, mi sono detto.
Ma quando ho scoperto la mia storia ed il modo di raccontarla ne sono stato ancora più felice, ancora di più quando ho scoperto che, contrariamente a quello che temevo, era condivisa da molti, e molti ci si sono riconosciuti e l'hanno apprezzata ben di più di ogni mia più rosea aspettativa.
Che vuol dire, questo?
Niente, ma son sempre risposte.
Risposte che a volte si crede siano significative.
Non è così.

Il giorno dopo nascono sempre nuove domande, vigliacche ed infide.

Siamo punto ed a capo ed il percorso si fa sempre di più nebuloso, c'è foschia su tutto il fronte, verrebbe da dire che si naviga a vista, se il panorama almeno lo si intuisse, ma non è così.

Invidio il coraggio di alcuni miei colleghi che riescono a fare scelte anche drastiche, periodi senza lavorare, momenti di riflessione che, per quanto dolorosi, servono e fanno crescere.
Io non ci riesco, mi trascino dietro un concetto da "cottimista" che pervade la mia esistenza impedendomi di prendere le distanze da alcune cose concedendomi riflessioni e pause. 
Non ci riesco.
Ho il senso del lavoro, quello salariale, quello impiegatizio, quello borghese.
Saranno le bollette, i consumi dei figli, la benzina per le auto, la sopravvivenza, il dovere, la vita, non so.

Ogni giorno che passa vedo il mio tempo svanire e maledico l'immobilismo che mi attanaglia e mi impedisce di prendere una direzione, fare una scelta precisa, o almeno che mi sembri coerente.

Il tempo, per quanto lo sia sempre stato anche se non ce rendevamo conto, mi sembra sempre più prezioso, così come i miei sforzi, le mie attitudini, il mio lavoro, tutto sembra necessitare di scopi importanti, inderogabili, ma di fronte a questa consapevolezza che prende sempre più corpo e diventa sempre più ingombrante, si allontanano sempre di più gli impegni da seguire e le ragioni per farlo.

Tuttavia, sono riuscito a scrivere una storia, l'ho finalmente terminata, la disegnerò, la colorerò e poi la pubblicherò.
Ma il senso del vuoto rimane. 
Ingombrante.

In attesa di qualcos'altro che ne valga la pena.









2 commenti:

  1. Non lo so, può anche darsi che abbia ragione tu.
    Che lo si voglia o no, credo che arrivi un momento in cui certe domande vengono a cercarti, e sarebbe il caso di provare a rispondergli...se ne abbiamo voglia, se la cosa non ci spaventa e sopratutto se ne siamo capaci.
    Nessuno ci chiede di ottemperare a questo, dipende da noi.

    Io, per quel che mi riguarda, al momento non ho risposte esaurienti...

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