a) Jean Giraud - Moebius 1938- 2012
b) La dedicaces di Bueberry, che custodisco gelosamente, ricordo di un momento indimenticabile, un pennarello e una semplice matita grassa, non aveva bisogno di molto altro.
c) Angouleme 2007, stand Editions Mosquito, mentre sta guardando gli albi della casa editrice (in realtà era venuto per Toppi), in primo piano la mia splendida nuca.
d) Lugano, Inova Fumetto '92, in primo piano Moebius in dedica e sullo sfondo il sottoscritto, a destra si scorge Alessandro Pastore, ospite per l'occasione ed editore italiano di Moebius.
e) Ancora Inova Fumetto, di fronte ai magazzini Innovazione, una parte del gruppo degli autori di Nathan Never, Claudio Castellini con ragazza, il sottoscritto, Olivia, Maura, Lucia e Michele Medda con folto crine.
f) La biografia di Jean Giraud-Moebius "Il mio doppio io" con prefazione di Ferruccio Giromini edita dalla casa editrice Derive Approdi.
E' morto Moebius.
Con lui scompare una parte del mio universo, dei miei sogni, e di tutto quello che per me, da sempre, ha costituito l'idea di fumetto.
Pochi personaggi hanno influenzato con il loro lavoro l'immaginario collettivo, sia del settore specifico in cui operavano che quello culturale in genere, contamindandolo in modo definitivo, Moebius l'ha fatto con il suo disegno e con la sua fantasia regalando un tocco personale e riconoscibile alla sua visione del fumetto e delle arti grafiche.
E' stato lui, con una nuova intepretazione dell'universo fantastico ad aprirmi le porte della fantascienza, proprio io che sempre con lui, nelle vesti di Jean Giraud (il suo vero nome), ero dedito all'avventura ed al western, e non amavo per niente quel mondo che fino allora era concepito con astronauti in tutine di carta stagnola e missili simili a supposte, reinventando astronavi e costumi con una fantasia ed disegnando tutto con l'assenza dei neri ma inserendo una fitta trama di linee che determinavano volumi e forme, lo schiudersi di un nuovo modo di disegnare, un flash induttivo che ha condizionato e ancora condiziona generazioni di disegnatori.
Detto questo, che si unirà agli innumerevoli peana che di lui il mondo intero gli dedicherà, non mi resta che ricordarlo attraverso quelle volte che l'ho incrociato.
Era il Maggio del 1992 e in occasione di Inova Fumetto, una manifestazione organizzata da Antonio Carboni presso il centro commerciale di Innovazione a Lugano, avendo come tema della manifestazione la "fantascienza ed il fantastico", vennero riuniti per l'occasione tutti gli autori ed i disegnatori del neonato Nathan Never, per la prima volta tutti insieme, e come ulteriori ospiti a guisa dell'argomento trattato, i due autori francesi Jean Giraud/Moebius e Philippe Caza, due autentiche celebrità.
Fu un'occasione indimenticabile, un po' perchè nessuno di noi disegnatori si conosceva personalmente, perchè splendette un sole che rese Lugano bellissima e fu un'occasione divertente, ma sopratutto perchè accanto a noi c'erano autori di sì fatta fama che si cimentavano insieme a noi in firme e dedicaces, facendoci sentire parte di un ambiente a cui solo pochi mesi prima, almeno per me, sognavo di appartenere.
Tuttavia ho soltanto una fotografia che mi ritrae insieme a Moebius, ed è anche un po' sfocata, all'epoca non c'era la possibilità di smitragliare in serie decine di foto digitali, c'era ancora la pellicola, ed oltre alla qualità inferiore dell'immagine, c'era anche una sudditanza verso l'ottimizzazione degli scatti, fatto sta che la foto resta sfocata.
Io, e ne sono consapevole, sono fatto di una pasta un po' particolare, fuori commercio, ho delle sinapsi tutte mie che si attivano con procedure non standard, questo per dire che non sono mai stato nè un cacciatore di autografi nè un ricercatore di foto con personaggi famosi, convinto nel mio modo contorto di vedere le cose, che ogni volta che sono ritratto con qualcuno, specialmente se famoso, questa non deve essere un "occasionale passaggio" senza coinvolgimenti personali, ma la testimonianza di un momento autentico che deve essere anche condiviso e diretto. All'epoca mi sentivo inadatto e impreparato anche semlicemente ad affiancarmi a lui per una semplice foto, tanto mi sentivo piccolo e misero, che volete che vi dica, sono fatto così, per cui è stato sufficiente avere una foto che mi ritraeva insieme a lui ma a distanza e accumunati dalla medesima azione, per me era già molto, la foto, nella sua forma aveva anche una sua sostanza, rappresentava qualcosa di autentico.
Siete liberi di pensare quello che volete.
Non sono neanche un lettore di biografie, anche in questo caso preferisco lasciare a certi personaggi quelle umane debolezze che conoscendole li mortificherebbero ridimensionandoli, piuttosto che sapere che libri anno letto, se odiavano la madre fin dalla tenera età ed hanno avuto un turbinoso battesimo del sesso, ma la sua autobiografia "Il mio doppio io" l'ho letta senza indugi e, per fortuna, non ha scalfito minimamente il personaggio immaginato.
Pur non avendolo incrociato a nessun festival ahimè!, l'ho visto in altre occasioni, credo più o meno in varie Angouleme, ed ogni volta, personaggio riconosciuto da tutti, si muoveva con una leggerezza inconsapevole, accompagnato da un alone mistico tutto attorno, un aurea particolare fatta dello stesso mito che lo componeva, una fama planetaria ed universalmente riconosciuta e mai messa in discussione da nessuno. Sono pochi oggi, i personaggi che godono di sì tanto riconoscimento, almeno io, non saprei fare altri nomi, al momento.
Nel 2007 ad Angouleme venne allo stand delle Editions Mosquito, ed anche qui ho una foto che mi ritrae di nuca (quando si dice la fotogenìa), ma che almeno ha il merito di inquadrare Moebius in modo nitido nel suo pastrano e cappello nero che lo facevano assomigliare ad un pistolero western che avrebbe potuto tranquillamente animare un'avventura del tenente Blueberry. Nella foto sta guardando i nostri album dispensando gentili complimenti a tutti, ma in realtà era venuto per ossequiare il riconosciuto quanto apprezzato maestro italiano: Sergio Toppi che insieme a noi era impegnato nelle consuete dedicaces.
Una circostanza unica, due pezzi del fumetto e della sua storia che si complimentavano reciprocamente.
Moebius mi ha fatto amare la fantascienza, ma del suo doppio, Giraud in arte GIR, ho amato soprattutto e senza limiti Mike Steve Blueberry, il rissoso ed indisciplinato tenente della cavalleria americana, meraviglioso personaggio western che ha attraversato tutta la mia vita, prima come lettore affamato e curioso e poi come autore e professionista, un western insuperabile e tuttavia reso credibile e magistralmente coinvolgente dal suo ineguagliabile talento grafico che si trasformava quando dal fantastico passava al realistico, inserendo neri e contrasti decisi, lezione imparata dal suo primo maestro Jijé, ma reinterpretata e personalizzata nel suo inconfondibile stile.
Potrei scrivere per ore, tanti sono i riferimenti, le emozioni e le cose che ho apprezzato del suo lavoro e del suo inimitabile disegno, ma non riuscirò mai ad essere originale nel ricordarlo, poichè tutte queste emozioni sono sicuro di condividerle con migliaia, milioni di persone e l'originalità, quando si parla di un personaggio del genere, si ritrova soltanto in ciò che ha fatto e non in ciò che, con inutili sforzi, si può dire di lui.
Così come potrei usare decine e decine di aggettivi ognuno nella propria forma iperbolica, e non riuscirò ugualmente a rendere merito a ciò che è stato, ne userò soltanto due: inimitabile e grandioso.
Nessun altro sarà mai come lui.
Quando ci incontreremo di nuovo, ci faremo una foto come Dio comanda ... garantito.
Bellissimo pezzo, Stefano. E bellissimi ricordi.
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