topolino


26 maggio 2011

1995




Be', scusatemi, ma non ho resistito.
Sono incappato in questa intervista realizzata non ricordo neanche più da chi (ma la sigla LN mi sa che si traduce in Little Nemo) e che, notate la data, è del 1995. La foto è tratta dalla rivista "Fumetti d'Italia" del buon Graziano Origa.
Once upon a time...

STEFANO CASINI (1995)

Stefano Casini ha disegnato alcune delle più belle storie di Nathan Never, e rappresenta una scommessa vinta dai tre sceneggiatori sardi, che lo vollero a tutti i costi per la loro serie. Dopo un esordio non proprio fortunatissimo, lentamente ma inesorabilmente, tavola dopo tavola, Stefano si è guadagnato l'affetto dei lettori e sta cominciando ad attirare l'attenzione della critica.

Egli è un disegnatore decisamente "grafico", al di fuori della grande tradizione bonelliana, non certo un cesellatore di impeccabili anatomie, ma è dotato di uno spiccato senso della narrazione; la sua impaginazione è eccellente, sostenuta da inquadrature tanto audaci, quanto efficaci. Spettacolare nelle sequenze d'azione, sensibile e misurato nelle scene "di atmosfera", all'occorrenza riesce anche a sfoderare una certa verve umoristica. Da buon toscano verace ( benché trapiantato nel cuore di Milano), il nostro ha risposto affabilmente all'intervista che gli abbiamo estorto a un' ora incivile, in occasione del Cartoomics di Milano.

LN) A cosa stai lavorando attualmente?

SC) A una doppia storia di Nathan, scritta da Michele Medda. Sarà un albo importante per la serie, perché tornerà Sara McBain e ci sarà un nuovo nemico, un tizio cattivissimo, una bestia. Poi torneranno Havilland, l'agente antipatico di Dirty Boulevard, e Al Goodman, l'agente nero di "Tragica ossessione", ma, chiaramente, non posso anticiparvi troppo.

LN) Una storia doppia è una bella mole di lavoro. In quanto tempo la finirai?

SC) In media, anche se è difficile tenere una media, faccio dalle venti alle ventiquattro tavole al mese. Comunque, la storia è programmata per l'estate del '95, a giugno dovrei aver terminato.

LN) Il tuo segno "nervoso" , se così possiamo dire, dà l'idea della rapidità, di un disegno senza ripensamenti. Com'è che affronti la sceneggiatura?

SC) Beh, non è che i ripensamenti non ci siano. A volte ci sono, ma prima di disegnare. Una volta che hai disegnato la vignetta è li, e la correggi solo se è veramente sbagliata. Non sono uno di quei disegnatori che si macerano per ore su una vignetta. Se una vignetta non mi piace e mi obbligo a tornarci sopra, rischio di peggiorarla; se si dovesse pensare sempre che "poteva essere meglio" l'albo non andrebbe mai in edicola, e questo è anche quello che mi dicono gli sceneggiatori, vale sia per chi disegna che per chi scrive. In quanto al mio metodo, per prima cosa leggo tutta la scena che devo disegnare. In genere una scena è un " blocco" che va dalle 2 alle 6-7 tavole. Se ci fate caso, è difficile che in un fumetto Bonelli una scena duri più di 7 tavole. Mentre leggo, cerco di visualizzare mentalmente la scena, poi faccio uno schizzo a matita su un foglio di quaderno, per studiare la composizione della tavola, quindi faccio la tavola a matita e poi ripasso a china. Tutto qui .

LN) Non ami stare a cincischiare sulle vignette, quindi. Sembra quasi che tu cerchi di fissare sulla carta la prima impressione che ti da una scena .

SC) Si , più o meno è così. Sono convinto che a volte le mie matite siano migliori della tavola finita anzi, ti dirò, a volte mi sembra addirittura che siano migliori i primi schizzi, comunque è un problema di molti. In qualche modo, credo, la china " raffredda" l'immediatezza della matita.

LN) Quali sono i tuoi strumenti di lavoro oltre all’indispensabile matita?

SC) I soliti, e li uso tutti: pennello, pennarello e pennino.

LN) Sei metodico? Molti disegnatori non seguono l'ordine delle tavole quando disegnano, e preferiscono partire da quelle che trovano, come dire, più "stimolanti".

SC) No, io non ci riuscirei mai, per me non ha senso. La storia ha una sua struttura, una sua consequenzialità, se facessi una cosa del genere non riuscirei a "catturare" la storia, cioè a fare la cosa che per me è più importante.

LN) Allora sei d'accordo con quello che sostiene Ivo Milazzo: il disegnatore di fumetti dev' essere prima di tutto un bravo narratore, e poi un bravo disegnatore.

SC) Si, guarda, io la penso proprio così; in effetti disegnare illustrazioni o pin-up mi piace, ma, ecco, diciamo che non mi appaga... non è niente in confronto alla soddisfazione di vedere una storia finita.

LN) Tu hai disegnato molte storie di Nathan, una delle meno apprezzate (Operazione Drago), e due delle più apprezzate (Gli Occhi di uno Sconosciuto e L'ultima Onda). Qual'è la tua "graduatoria " personale?

SC) Per "Operazione Drago" posso dirti che è stata proprio una storia sfortunata, c'era un insieme di cose che non andavano...Bepi Vigna voleva che quella storia fosse una sorta di "studio" sul ritmo narrativo, sulla scansione delle avventure classiche, ma il fatto è che ai lettori probabilmente non gliene fregava niente di Bruce Lee, e poi erano 188 pagine, un bel malloppo. In quanto al mio disegno, quasi mi imbarazza guardare quelle tavole, c'erano delle cose interessanti nelle sequenze di azione, ma ce ne erano altre... che, vabbè lasciamo stare... quanto alle altre due storie che hai citato, credo di aver disegnato meglio " l'Ultima Onda". "Gli Occhi di uno Sconosciuto" aveva ugualmente dei difetti, ma a me è piaciuta anche "Cuore di Tenebra", e anche "Tragica Ossessione". Mi sono divertito molto a disegnarla (anche perché Al Goodman mi sembra riuscito bene); per i lettori, invece, questa storia è passata quasi inosservata. E poi mi sarebbe piaciuto disegnare "Buffalo Express", perché adoro le storie on the road. LN) Su "Gli Occhi di uno Sconosciuto" dobbiamo dirti che Michele Medda non sarebbe d'accordo con la tua autocritica., dice sempre che hai fatto un ottimo lavoro. SC) Mah... diciamo "buono", non "ottimo". In realtà quello è ancora uno stile "vecchio", nel senso che c'erano molte influenze di Bill Sienkiewicz, perché allora ero innamorato del tratto di Sienkiewicz, e cercavo sempre di imitarlo, sbagliando, perché non è un disegnatore che si possa imitare. Mignola, in questo senso, è molto più utile.

LN) A chi ti ispiri adesso?

SC) Adesso? A nessuno in particolare. Credo di aver quasi - dico quasi - raggiunto un mio stile. Sono partito da un tratteggio fitto e poi ho cercato di andare gradatamente verso una sintesi, adesso che credo di averla raggiunta, cerco di tornare un po' più indietro, di "disegnare" maggiormente, nel senso che cerco di arricchire il disegno; ma per tornare ai " modelli" , guardo di tutto. Quando ho cominciato, negli anni '70 volevo fare dei western. Pensando a come disegno adesso può sembrare strano, però tenete presente che allora disegnavo in maniera diversa, avevo un tratto molto più tradizionale, più "chiuso", avevo un'infatuazione per Milazzo. Tra i colleghi che lavorano per Nathan seguo con molto interesse Mari (senza nulla togliere agli altri, per carità). Tra gli americani, Mike Mignola, Joe Quesada, ve l'ho detto, leggo di tutto, mi piacciono molto anche i disegnatori "pittorici", soprattutto Kent Williams e Dave McKean. Mi è piaciuto da matti "Tell Me DarK" di Kent Williams. "Arkham Asylium" di Mc Kean aveva dentro delle cose bellissime, ma la storia in sé era proprio una sciocchezzuola.

LN) E i manga?

SC) In generale non mi piacciono molto, sono cose talmente lontane dal nostro modo di raccontare, comunque guardo volentieri le cose di Masamune Shirow; è quasi impossibile da leggere, ma riesce a fare cose pazzesche, e poi mi piace anche Otomo.

LN) Parlando di influenze, il tuo stile è molto cinematografico, e risulta particolarmente efficace nelle scene d'azione.

SC) Vado spesso al cinema, come - credo - tutti i disegnatori, ma non mi chiedere titoli, perché ti dovrei dire i soliti Blade Runner, Robocop, Aliens... si sa, i titoli sono pochi, e sono sempre quelli.

LN) Torniamo a Nathan. Sei stato il primo disegnatore a lavorare su una sceneggiatura non scritta dai sardi. Come ti sei trovato con Cordone & Lisiero?

SC) Non ho avuto la minima difficoltà. La loro sceneggiatura era assolutamente professionale, la storia "scorreva", e l'ho disegnata volentieri.

LN) E con i tre sardi? Mentre hai lavorato molto con Vigna e Medda, hai fatto una sola storia con Serra. Perché? Non andate d'accordo?

SC) Ma no...(ride). Anzi, con la storia di Serra ho finalmente imparato a disegnare le donne! Mi dicono che l'albo (Caccia al ladro, N.d.R.) è piaciuto, però onestamente non mi sento portato per le storie brillanti, non le sento nelle mie corde. Così come non farei salti di gioia disegnando una storia come "Io robot" (scritta da Serra per F. Bastianoni, N.d.R.). Però, cerchiamo di intenderci, quando si lavora da professionisti bisogna saper fare tutto, io posso indicare delle preferenze, ma se mi chiedono un lavoro lo faccio.

LN) Concludiamo con uno sguardo al mondo del fumetto in questo momento, Castellini, Rinaldi, e Bastianoni sono andati alla Marvel, Stefano Raffaele alla Valiant... se gli americani ti facessero delle proposte?

SC) Beh... ci sono molti fumetti americani che mi piacciono; parlo da lettore, chiaramente, da professionista il discorso è un po' diverso. Mettiamola così: potrebbe interessarmi disegnare roba americana, ma non è proprio il sogno della mia vita, e in ogni caso Nathan Never mi dà un ventaglio di possibilità, ci può star dentro di tutto...

LN) Non hai dei progetti personali con personaggi tutti tuoi? Hai qualcosa nel cassetto?

SC) Si, ho qualcosa nel cassetto, ma lo aprirò quando sarà il momento.

3 commenti:

  1. Ciao Stefano,
    Si l'intervista è uscita proprio sulla fanzine LittleNemo, realizzata da me e da Corrado Zedda, con il contributo e supervisione di Michele Medda.
    Ricordo ancora la tua estrema disponibilità e cordialità al telefono quando ti contattammo per chiederti l'intervista.
    Grazie per averla postata. :-)
    Luigi Serra

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  2. Ma certo, come no...mi ricordo benissimo dell'occasione ora che la contestualizzi, tra l'altro devo avere anche la rivista da qualche parte.
    Non ho resistito ad inserirla perchè il contesto e il tono delle risposte e le risposte stesse sono, almeno per me, significative di un periodo particolare in cui tutto ruotava intorno a Nathan, e lo ricordo con piacere.

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  3. Approfitto dell'occasione per farti i miei complimenti per tutto quello che stai realizzando negli ultimi anni.
    Ciao!

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