topolino


4 febbraio 2016

Angouleme 2016

Angouleme encore, come tutti gli anni.

L'obbiettivo, come sempre, è la promozione dell'albo prodotto generalmente l'anno precedente, spesso consegnato all'editore appena pochi mesi prima, e che vedrà la luce a livello distributivo successivamente alla mostra, in questa occasione generalmente c'è la così detta avant-prémière, l'anteprima, ovvero si cerca di promuovere l'albo facendolo conoscere nell'ambito della più importante esposizione francese e cogliendo l'occasione irrinunciabile per venderlo direttamente al pubblico.
Si tratta nello specifico di "La lame et la croix" (La lama e la croce), primo volume di due che vedono alcuni personaggi muoversi intorno all'anno 1625 sullo sfondo della Guerra dei Trent'anni, calamità che pervase l'Europa del Nord (ma con derivazioni un po' ovunque) ed interessò il continente dal 1618 al 1648, un periodo terrificante fatto di carestie e pestilenze oltre che di guerre e morti.
In più, come già da alcuni anni, l'Accademia Nemo è presente con la sua casa di edizioni La città delle nuvole, per vendere e promuovere le proprie produzioni di allievi e di ospiti che si appoggiano a noi per la produzione di libri di sketch, illustrazioni e characters design, quest'anno è della comitiva infatti Sandro Cleuzo, uno dei più importanti animatori 2D e characters designer del mondo.

Anche quest'anno partiamo da Firenze, ma per tutta una serie di motivi che non starò a spiegare, partiamo con l'aereo, volo Air France fino a Parigi, per poi procedere fino all'aeroporto di Merignac, a Bordeaux, dove abbiamo prenotato un van per permetterci il carico dei libri e relativi spostamenti.
Siamo in sei, sei anime nobili che si propongono per un'avventura che ogni anno prevede il sacrificio sull'altare delle dediche, in questo caso il mio è Sandro Cleuzo, quello della statica presenza allo stand Nemo, Luca, Francesco ed Alice, e quello della nullafacenza  nel caso di Nicole, la figlia di Sandro che, bontà sua, dovrà arrovellarsi per trovare intrattenimenti che le facciano passare il tempo in modo adeguato, sperando che la cittadina francese sia all'altezza delle sue aspettative.
Voli tranquilli e transiti in perfetto orario, a Merignac ci aspetta un Van di otto posti che per altezza però ci impedirà ad entrare nel garage comodissimo vicino alla manifestazione, ma non possiamo farne a meno. Consumiamo gli oltre cento km che separano Bordeaux da Angouleme e ci troviamo in mezzo alla cittadina che ancora palpita di preparativi, standisti e carpentieri che gironzolano, carri che scaricano palletts carichi di merci, padiglioni ancora incellophanati da nastri adesivi e standisti tutti presi ad allestire i loro spazi. Scarichiamo, montiamo lo stand e andiamo a cercarci il ristorante per la cena, sarà  "la Plancha", a vocazione spagnola, ma con caratteristiche molto francesi, e con una piastra riscaldata ci facciamo fuori piatti misti di pesce, pollo, manzo e l'immancabile oca.
Poi tutti a nanna, è dalle 5,00 del mattino che siamo sulla breccia e siamo più o meno tutti molto stanchi.




"La lame et la croix", album scritto, disegnato e colorato dal sottoscritto, la ragione per la quale siamo presenti in terre di Francia.

Siamo arrivati ad Angouleme sull'onda anche della polemica sull'assenza delle donne tra i candidati, polemica che, a dire la verità, non ho seguito, non ho preso posizione e neanche mi interessa. Ma sulla quale due parole le voglio comunque dire.Il solo pensare che l'assenza di autrici femminili (comunque statisticamente in numero assai minore dei colleghi maschi) sia una voluta discriminazione mi sembra un'idiozia, e la sequela di autori che per protestare contro questa supposta discriminazione ha rifiutato a priori eventuali premi e candidature, mi fa davvero ridere e mi induce a pensare che, per molti, invece queste siano occasioni per far parlare di sé, più che voler sottolineare un problema. Nel 2004 Marjane Satrapi vinse tranquillamente il Gran Premio di Angouleme con il suo Persepolis, per cui non vedo il motivo del perché, dodici anni dopo, se non c'è nessuna donna candidata sia "per forza" un'atto discriminatorio. Non potrebbe molto più semplicemente essere dovuto al fatto che "opere di rilievo" realizzate da donne non ce ne fossero? O molto più semplicemente, secondo privatissimi criteri personali non siano piaciute, o non hanno convinto chi doveva selezionarle?
Dover pensare a mettere "quote rosa", in una selezione artistica, questo sì, mi sembrerebbe discriminatorio, ma forse molto di più per le donne che per i maschietti, visto che queste si vedrebbero attribuite forzatamente candidature anche quando forse non lo meriterebbero.
Comunque, facciano loro...



Souvenirs d'Angouleme, come potete notare: pochi cimeli, molti free-magazine e due o tre album. Caccia misera.

Il giovedì comincia la festa, dopo una breve colazione consumata velocemente insieme, ci dividiamo, i miei soci verso lo stand, io verso il padiglione "Nuveau monde", lo spazio canonico occupato da Mosquito da anni. Ma è l'orario d'apertura, per cui l'afflusso di persone è concentrato al massimo e in più i sistemi di emergenza, come l'anno passato (ma a me sembrano aumentati i filtri), compiono il loro dovere controllando tutti minuziosamente.
Sono stato uno stupido, il giorno prima mi sono dimenticato di prendere il pass da Michel, e adesso non so come comunicare con loro, spesso in queste situazioni è difficile telefonare a causa del rumore, del caos delle persone, ed infatti non ci riesco dopo vari tentativi, le linee sono intasate o i cellulari in posti troppo lontani per essere uditi. Poi riesco a parlare con Jacques, ma disdetta vuole che proprio quest'anno non sia ad Angouleme, sarà lui, tuttavia, a mettermi in contatto con Jean-Jacques (l'avevo dimenticato, ho anche il suo numero), che mi recupera.
Entriamo.
Come ogni anno, e a causa del nuovo libro e probabilmente dovuta anche ad un po' d'ansia da prestazione, c'è sempre un minimo di titubanza, piacerà, non piacerà? Avremo lettori interessati?
Il libro ancora non l'ho visto, e devo dire che sin dalla prima "sfogliata" mi fa una grande impressione. Devo dire che non sono un ipercritico, non sono un tecnicista che solleva ogni polemica sulla qualità della stampa e la definizione delle pellicole ed evidentemente il mio lato un po' cialtronesco esce fuori in questi casi, ma il libro è davvero ben fatto. Lo noto  perché i colori di alcune vignette hanno dei toni scuri che nella riproduzione potrebbero anche essere poco visibili e rendere più difficile la lettura, il video ha una luce posteriore che visualizza al meglio la tavola, ma l'opacità della stampa a volte rischia di inficiarne la visione, ma in questo caso i colori sono perfetti, la consistenza della carta e la sua semiopacità rende il libro davvero un bell'oggetto. Sono contento. Non c'è ancora nessuno in fila, e sinceramente la cosa mi disturba un po', ma non faccio tempo a mettermi seduto che come per magia di fronte a me si crea una fila di persone in attesa della dedica, neanche si fossero nascoste lì vicino per tendermi un agguato.
Si comincia.
Il resto è cronaca da festival: dediche su dediche fino all'ora di pranzo.
Il classico pranzo da "Chez Paul", con Capucine Mazille, Hannu Lukkarinen ( che oramai si fida ciecamente delle mie scelte culinarie e mangia esattamente ciò che mangio io, neanche mi credesse un Cracco), Lele Vianello e Michel, le solite chiacchiere e poi rientro. Ma Lele, Hannu ed io prima delle 15 abbiamo ancora un po' di tempo e decidiamo di andare a vedere la mostra dedicata ad Hugo Pratt, evidentemente pensata non solo per rinnovare il ricordo di un grande autore, ma anche per promuovere il nuovo libro prodotto da Casterman e realizzato da Pellejero e Canales, che è uno dei grandi successi dell'anno.
Poi di nuovo dediche fino alla sera.




Lo spazio "Nuveau Monde".

La mostra è molto bella, inserita nell'Espace Franquin (ad onore di uno dei grandi maestri francesi della BD), è pieno di tavole, acquerelli e bellissimi originali, c'è anche un video in cui un giornalista intervista il maestro veneziano nel suo studio di Malamocco, e qui oltre agli amici invitati per l'occasione, Lele si riconosce nel video mentre strimpella un blues con la sua chitarra, ha barba e baffi bruni ma la sua faccia solare e sorridente la si riconosce subito, è meravigliato pure lui, non sapeva della mostra e tanto meno si immaginava di trovarsi lì, ma sotto i baffi lascia trasparire un sorrisetto di quello che, tutto sommato, capisco quanto è orgoglioso di esserci.
Che dire della mostra, era strapiena forse a causa dell'apertura, si faceva anche fatica a camminare, ma quel che è peggio era difficoltoso anche a soffermarsi davanti alle opere esposte, ci siamo ripromessi, vanamente, di tornare a visitarla, ma non ne abbiamo mai avuto più il tempo. I visitatori erano talmente "trasversali" per ceto, età ed aspetto che davvero dava l'idea della grandezza e della popolarità di Pratt, e che sopratutto ha ancora, tanto è conosciuto in questo paese. Certo, Casterman ne fa uno dei punti di forza del proprio catalogo rieditandolo periodicamente, ma la grandezza di un autore, se non è così pregnante e limpida nelle sue particolarità, difficilmente resta attuale per così tanto tempo. Fa male vedere quanto sia apprezzato qui (nazione che in ogni modo fu quella che decretò il suo successo e che merita perciò questo privilegio), e quanto è dimenticato in Italia, ma non tanto per le pubblicazioni, quelle ancora si fanno, ma per il poco interesse che contrariamente alla Francia, smuove istituzioni, manifestazioni ed iniziative a riguardo.



Immortalato dall'amico Pierrick, un fan munito sempre di fotocamera, beccato proprio nel momento in cui mi sono alzato dalla postazione, nell'unica giornata baciata dal sole.

Cena con gli amici della Mosquito a "l'Esperance", il ristorante dove, immancabilmente, ogni anno nel periodo festivaliero sono previste le cene di tutta troupe, sono stanco ma piuttosto soddisfatto, come prima giornata non è stata male.

La mattina del venerdì manchiamo l'appuntamento con Lele per una colazione insieme come avevamo programmato, in realtà lo manchiamo per pochi minuti, ma siamo troppo a ridosso del l'orario di apertura della manifestazione, dobbiamo rivedere i calcoli temporali, perché tra traffico e minimi ritardi, ci troviamo sempre a ridosso degli orari di rendez-vous, senza essere puntuali.
I controlli di sicurezza all'entrata della manifestazione sono piuttosto capillari, ad essere analitici mi pare ci sia addirittura uno step in più, metal detector e relative perquisizioni rallentano la fila ma anche quest'anno sembra che tutti si siano rassegnati ad alzare braccia e perdere qualche minuto del proprio tempo pur di avere la sensazione che sia tutto sotto controllo. Perché sì, alla fine diciamocelo, almeno io penso che le occasioni per poter pianificare un attentato con successo, credo che nonostante il grande dispendio di forze e la serietà con cui vengono effettuati i controlli ci sarebbero comunque, e tutto il carnevale di g-men disseminati in tutta la città, alla fine servono più per dare una risposta psicologica rassicurante, alla paura collettiva. Ma a conferma di questa mia idea sta il fatto che, almeno ad una mia pur personalissima opinione, ci sia molta più gente dell'anno scorso (contestata invece dal giornalista Giorgio Zambotto), quando la strage di Charlie HEBDO era molto fresca ed ancora palpitante, tanto era recente, e nonostante il successivo attacco a Parigi dello scorso novembre, segno evidente che, ahimè, ci stiamo abituando anche a questo clima di terrore generalizzato ma al quale dobbiamo abituarci.
Comunque, ripartiamo con la solita danza a base di dediche e chiacchiere amene con i nostri lettori.
Pranzo a La Cabana, con il tacos che spesso prendiamo, ripieno di insalata e verdure e di tutto un po', poi io e Lele, prima di tornare allo stand per inchiodarsi alla sedia fino a sera, facciamo un salto a piazza Champs de Mars dai grandi editori, a vedere se riusciamo a lasciarci abbindolare da qualche novità, ma la calca è notevole (a conferma di ciò detto poc'anzi), e alla fine di novità di interesse, almeno per me, ci sono solo due albi che avevo già programmato di acquistare, perché individuati nelle news di internet. Insomma, si tratta sempre del solito problema, tanta roba, anzi, perfino troppa tanto c'è da perdersi nelle proposte editoriali, ma sarà perché sono diventato esigente fino alla paranoia, sarà perché come ci diciamo spesso con Luca "abbiamo visto troppo", alla fine finisco per acquistare pochissimo.
Poi rientriamo e, come già detto, è come ripeterò anche i giorni successivi, dritto fino alla sera, all'orario di chiusura.
Come ogni anno ci vengono a salutare, ma sarebbe più corretto dire che, passando dallo spazio "Nuveau monde", molti amici e colleghi, inciampando nelle nostre file, non possono fare a meno di salutarci, tra questi ci sono Roberto Ricci e Laura Iorio, Davide Fabbri e consorte, Paolo Cossi, Aretha, Bruno Olivieri, una ex- studentessa, Pasquale Ruggero (incontrato anche la sera prima insieme a Stefano Piccoli), Pierre Frigau, molti direttori di festival, Alexis Nolent, meglio conosciuto come Matz, scopriamo che poco distante da noi c'è Paolo Bacilieri (con cui in serata scambiamo quattro chiacchiere) e Sandro Gerasi, bonelliano in cerca di orientamenti ed informazioni su un mercato interessante come quello francese. Oltre all'inevitabile calca di volti che ci salutano amichevolmente, quando non addirittura con un entusiasmo inaspettato e che, come successo la mattina, io e Lele abbiamo faticato ad incasellare all'interno dei nostri comuni ricordi, situazioni che capitano molto spesso di fronte a persone che effettivamente ti conoscono ed hai incontrato ma che, purtroppo, tendi a dimenticare nel mare magnum dei festival e situazioni in cui negli anni ti sei ritrovato a navigare.
Alla chiusura della manifestazione, festicciole a base di champagne e vin bianche, salatini e arachidi come di norma, ed è qui alla fine che il nostro amico finlandese e roccioso Hannu,  ci ha fatto uno scherzetto inaspettato, facendosi trovare impreparati allo spettacolo della sua colossale sbronza. Inaspettata perché da anni lo vediamo ingurgitare birra come fosse gazzosa, per cui ci ha semplicemente spiazzato, questa sua fragilità alcolica di fronte ad un semplice vino, anche perché a nessuno era parso che si fosse scolate tutte le bottiglie da solo, unica giustificazione possibile al suo stato. Ma in seguito abbiamo scoperto che, a nostra evidente insaputa, aveva fatto tappa a medesimi festeggiamenti al padiglione svedese che, invece di champagne e vin banche, avevano brindato a vodka, da qui il tasso alcolico tremendamente alterato, Jean-Marc lo ha riportato a letto e, almeno credo, gli ha rimboccato perfino le coperte.
Cena canonica a L'Esperance con Piero Ruggeri e l'amico Sergio Tisselli che lo accompagnava, per trascorrere una piacevole serata in compagnia.
Qui, come in qualunque altro festival: se magna, se dorme e se disegna.


Due parole sull'iniziativa della Regione Lazio che, su sollecitazione di Stefano Piccoli, che è riuscito a rivolgersi evidentemente a persone sensibili al problema e sopratutto che se ne sono volute fare carico, dando corpo così ad un'idea importante. L'idea è quella di presentarsi in gruppo facendo, come si dice "sistema" e di pensare ad una internazionalizzazione del mercato dell'editoria ed affini, acquistando uno stand nel padiglione “Right & Licensing Market”, con rappresentanze di case editrici come: Fandango Libri e Coconino, Tunué, Magic Press, Round Robin, ComicOut, Scuola Internazionale di Comics, Scuola Romana dei Fumetti, Segni d’Autore, Verticomics, 80144 Edizioni, Romics e l' ARF! Festival. Iniziativa per il momento locale, ma direi non solo di enorme importanza strategica,  ma che addirittura crea un precedente nella concezione del mercato dell'editoria italiana e del fumetto in particolare come mai ci saremmo aspettati, che abbiamo sempre auspicato e che credo utilissimo anche per altri comparti produttivi di questo paese.
L'idea di presentarsi come "sistema" produttivo di idee e professioni è qualcosa che il nostro paese non è mai stato in grado di affrontare, incapace com'è di una qualsiasi tipo di organizzazione programmatica, presentandosi sempre come mille piccole realtà locali o al più regionali che, seppur di valore, nella loro dimensione minuscola non hanno mai impensierito concorrenze e concorrenti, e non producendo effetti rilevanti nel loro complesso. Faccio un esempio conosciuto ai più, ed è quello relativo alla produzione vinicola, mentre la Francia, divisa in patria da mille rivalità tra produttori, si propone al mondo come "sistema organizzato" e con strategie comuni e condivise, occupando quote di mercato importanti ed imponenti, l'Italia si propone alla spicciolata e solo su iniziative provate, dovendosi accontentare di quote ben più minime, avendo allo stesso modo vini e prodotti di altissima qualità.
Questa iniziativa, e faccio i miei personali complimenti a Stefano Piccoli, svecchia e deprovincializza un certo modo di fare e di pensare, ed auspico che in futuro altre realtà, se non addirittura enti preposti a livello nazionali ne seguano l'esempio.
Ogni tanto, una notizia buona ci vuole, no? E che diamine.


E' sabato, e si vede.

Il sabato non è diverso dagli altri giorni, anche se file di persone provenienti dalla stazione si dirigono verso il centro e verso gli spazi espositivi, è giornata festiva e si vede. Riusciamo a trovare Lele di fronte al bar scelto come rendez-vous giornaliero, per cui stamani riusciamo a fare la nostra colazione a base di cappuccino (con tanto caffè e poco latte), e croissants. Poi i saluti e la solita fila per entrare nel padiglione, e via filati fino alle 13,00, ora prevista per il pranzo da "Chez Paul", con François Deflandre, Hannu Lukkarinen e Lele, per gustare una insalata davvero saporita. Prima di rientrare un salto allo stand, è vicino e ci permette di vedere, se ci fossero, alcuni originali interessanti, ma quest'anno stranamente, alcuni mercanti di originali non ci sono e il padiglione, in questo senso, sembra un po' più povero.
Poi giornata lunga quella del sabato, si chiude alle 20,00 invece che alle 19,00 e noi, che non ci facciamo mai mancare niente, terminiamo proprio quando dall'altoparlante si annuncia la chiusura delle strutture, siamo vergognosi, sfruttiamo ogni secondo residuo per vendere i nostri libri, non siamo disegnatori, siamo schiavi della dedica, forzati da festival, ci "meritiamo" solo frusta e sudore.





Cena insieme alla Mosquito, ma qui solo i Nemo's,  al ristorante "L'Esperance", se ne riconosce i sobri colori sociali:fucsia e verde pisello. Come ben si vede, non brindiamo a gazzosa.

La serata finisce immancabilmente a L'Esperance che, se non ve ne siete ancora accorti, per la Mosquito non solo è un must, ma è diventata negli anni l'immancabile tappa per la quale una cena non è una cena se non è fatta in questo locale, che, come da auspicabile consuetudine settimanale, è pieno, ma completo dei soliti avventori, gli habituès, perché qui siamo talmente distanti dal centro pulsante e festivaliero, che di disegnatori, autori, commerciali ed editori o addetti alla BD, al di fuori di noi, non c'è nessuno. La serata trascorre tra le solite chiacchiere a base di diritti, opinioni su fumetti e il Who's Who di questo o quello ma, almeno da parte mia con stanca attenzione, tanto sono provato dalla giornata. Anche se intorno a me, non vedo guizzi di sfrenata energia da parte di nessuno.





Io e Lele Vianello, gomito a gomito ci dividiamo il pubblico Mosquito come in moltissime altre occasioni.

Piccola annotazione personale.
Mi sono ripromesso di fare dediche più veloci e quindi ottimizzando tempi e sintesi nella realizzazione, ma non c'è la faccio, credo che mediamente impieghi 10 minuti per la realizzazione di una dedica: ora, noi non siamo qui per battere record sulla produzione di schizzi, ma per vendere in ogni caso dei libri su cui, percentualmente, noi dovremmo avere un ricavo e quindi sì, alla fine di tutto siamo qui per incrementare i nostri profitti, insieme a quelli dell'editore, e cioè per fare più vendite...il che ci riporta all'inizio della mia riflessione. Quello che non torna è che, se IO non sono soddisfatto di quello che faccio appunto, non sono contento, per cui decade il motivo per cui sono lì a cercare di soddisfare quei lettori che in altre occasioni si accontentano (inconsapevolmente o ignorantemente) di prestazioni così modeste, credendole fantastiche, che io a volte mi ci incazzo pure. Ma non c'è niente da fare, il primo committente delle mie cose sono io stesso, per cui alla fine devo per forza essere soddisfatto di ciò che faccio, godo senza lasciarmene accorgere quando li vedo allontanare soddisfatti rimirandosi il manufatto, e gongolo per quella microscopica gioia che dura solo pochi centesimi di secondo.
Lo so, sono malato di un male che deve fare il suo decorso senza avere un vaccino adeguato, consapevole che forse addirittura ci morirò, senza vedere risultati tangibili.
Vado a letto, sono cotto.





Due delle dediche tra le tante realizzate.

La domenica procede identica agli altri giorni, stessa cronometrica suddivisione della giornata, con la differenza che alla fine si sbaracca con una velocità che ha dell'incredibile. Già alle 18,00 al momento dell'annuncio ufficiale, gli standisti cominciano ad inscatolare libri e quant'altro, gli unici due che continuano imperterriti a terminare le esigue dediche a lettori che via, via si fanno sempre più isolati siamo io e Lele.
Ma ci siamo, per fortuna, non ne possiamo più, un tour des forces di quattro giorni ininterrotti schianterebbero la resistenza anche un gorilla adulto, rimettiamo i nostri ferri del mestiere all'interno delle nostre borse e ci rilassiamo, anche per quest'anno Angouleme si è conclusa.
Salutati gli amici Lele in partenza per Parigi, e gli amici francesi intenti a terminare di ricomporre le loro carabattole prima della partenza, mi metto alla ricerca dei miei soci. Non li trovo, ed inizia così un'attesa piuttosto lunga prodotto da un misunderstanding tra noi, loro se ne erano già andati a casa, con l'intento di tornare in città poco dopo, io non li trovavo perché, non sapendolo, non sapevo dove cercarli, il tutto complicato dal fatto che, ovviamente, il mio cellulare aveva visto bene di scaricarsi nel pomeriggio in modo anomalo, ma puntuale per rompermi gli zebedei nell'occasione.
Mentre mi stavo riparando dalla pioggia nebulizzata che per tutto il giorno aveva imperversato sulla cittadina, sotto una tenso-struttura di fronte all'Hotel de la Ville, vedo arrivare Giorgio Zambotto e Paolo Cossi che stavano perlustrando, oramai a quell'ora, il ristorante per la cena. Ci mettiamo a parlare e decidiamo di andare a La cabana (che dispone di una bella tettoia che ripara dalle intemperie e permette di stare comunque all'aperto), per farsi (loro) due bicchieri di vino, da bravi veneti/friulani quali sono. Mi aiutano permettendomi di chiamare i miei soci con un veloce scambio di SIM da cellulare a cellulare e quando il gruppo (noi ed i miei soci), si ricompone, decidiamo tutti  di andare a cena tutti insieme ad un ristornate con influenze marocchine, nostra vecchia conoscenza dell'anno precedente. Tra una chiacchiera e l'altra, un cous-cous ed un vino tunisino fatto fuori in totale bottiglie: tre, parlando e riparlando delle impressioni, critiche e commenti sulla testè manifestazione trascorsa, abbiamo finito in bellezza anche la domenica.

Lunedì ritorno in patria senza troppi problemi anzi, a causa del ritardo del volo Bordeaux-Parigi, al Charles De Gaulle ci evitiamo perfino l'attesa tra un volo e l'altro, arriviamo e ripartiamo immediatamente, ma questa velocità però non è funzionale al trasbordo delle due valigie al seguito che avevamo portato e spedito per ovviare ai limiti di peso del materiale acquistato. Infatti all'arrivo a Firenze le due valige non erano arrivate con noi. Ma la questione è prontamente archiviata, arriveranno con il volo successivo e noi le recuperiamo solo dopo poche ore.

Angouleme 2016 è già archiviata, e con lei anche i cibi francesi che, diciamocelo, hanno ovviamente sapori diversi dai nostri ma non sono affatto male ma, come dire...ma no, non diciamo le solite banali considerazioni culinarie tra paese e paese, diciamo solo che la sera avevamo voglia di pasta, sana, italica, elementare e puerile voglia di pasta, per cui la sera di Lunedì 1 Febbraio 2016, ci siamo diretti al nostro consueto ristorante di cui conosciamo le particolarità, scelte ed assortimenti gastronomici, ed il nostro unico pensiero nel percorso per arrivarci era la scelta del condimento con il quale ognuno di noi voleva mangiarsela.

Ma dico io, si fa tutto questo gran parlare e poi si finisce immancabilmente sempre lì, a tavola, eddai sù, per una volta, siamo seri...

Nessun commento:

Posta un commento