topolino


13 dicembre 2011

Tropico del Capricorno...ovvero: la Dodo lè la!








1) La birra Bourbon, nome ufficiale con il quale nessuno ve la servirebbe mai in qualsiasi bar de la Reunion, perchè qui è chiamata semplicemente "Dodo", come l'uccello oramai estinto di cui sono stati trovati sull'isola soltanto dei resti e delle uova.

2) Con il mio amico Shovel.

3) La via circostante la cattedrale (sul retro) nella quale si svolgeva la manifestazione.

4) La splendida signora Laure, che al momento della dedica mi ha confessato di essere lei stessa un'amazzone, in quanto originaria del Dahomey, l'attuale Benin...sono rimasto allibito anche per la straordinaria somiglianza con la protagonista del mio album. Un incontro "magico".

5) In una libreria di Bd di St. Denis, di fronte al mio albo magnificamente esposto...no, non ce l'ho messo io per l'occasione, malfidati.

6) Shovel, Jean-Luc (direttore della manifestazione) io ed un collezionista con la sorella al vernissage inaugurale sulla terrazza dell'Hotel Bellepierre.

7) Il manifesto di Cyclon BD realizzato da Baru.

8) Particolari ed oggettistica della manifestazione.



Non ero mai stato così al Sud del mondo.

I tropici ce li immaginiamo sempre come meta di vacanze, traguardo agognato di festività o di pause rigeneratrici dalla quotidianità, immaginarli come tappa del tuo lavoro o addirittura come funzionali ad esso, risulta un po' più difficile.
Ed è per questo che il gustarselo in questo modo gli conferisce un sapore ben diverso.

L'isola de la Réunion dista circa 750 km dal Madagascar e 150 dall'isola Mauritius, ed è là che sono stato invitato in occasione del festival Cyclon BD.

11 ore di volo diretto Parigi-St. Denis, la capitale, per oltre una settimana tra vacanze (ed infatti è venuta pure mia moglie), mare, montagna e dedicaces.
Quello che ci voleva dopo un novembre scandito da weekend in giro per la Francia tutti dediti alla promozione dei propri albi.

Due parole sull'isola.

Diversamente da come potreste immaginare, la Reunion non ha moltissime spiagge, è un'isola di origine vulcanica per cui è sostanzialmente ricca di scoscese scogliere che ricadono in mare senza concedere molto spazio a spiagge e palmizi di tropicale memoria. Le uniche spiagge protette dall'immancabile barriera corallina sono sulla parte nord-ovest dell'isola, ad una trentina di km da St. Denis, e per fortuna alla nostra portata.
Per cui per non tradire l'immaginario che ci eravamo pazientemente costruiti, ci siamo spaparanzati sulle coste de l'Hermitage, Saline e St. Gilles le Bains e spiagge limitrofe ogni volta che abbiamo potuto, a prenderci il sole ed ammirare i pesci tropicali che ti gironzolavano tra le gambe.
Una delle caratteristiche più apprezzate dell'isola invece è la montagna, che sovrasta l'intera isola con scoscesi dirupi ricoperti da fitta vegetazione tropicale e ricca di cascate a strapiombo che si gettano in rivi che, nel periodo delle piogge, temo si trasformino in fiumi dalla forza mostruosa.
Il clima è tropicale, per cui a periodi come quello attuale con temperature che si aggirano intorno ai 28/30 °C, fanno fronte altri (febbraio-marzo) in cui il tasso di umidità è talmente insopportabile che la mattina i muri delle case sono bagnati come fosse piovuto e trasudano direttamente acqua.
Zona colpita dalla furia dei cicloni (da cui il nome della manifestazione), è però protetta da un sistema di rodata affidabilita e monitoraggio degli stessi che permette alla popolazione di mettersi in protezione ogni volta che uno di essi minaccia l'isola.
La flora è intensa e ricca di palmizi, piante tropicali dalle forme incredibili e dai colori intensi, frutti come papaya, manghi, banane e di altro tipo sono acquistabili in ogni angolo dell'isola in fantastici mercatini multicolori.
Sull'isola ogni culto ha la sua rappresentanza di fedeli che riescono a convivere tranquillamente e con pacifica integrazione senza nessun problema divisi nelle loro chiese o nelle relative moschee, ed ogni religione ha identico diritto di cittadinanza in un equilibrio tanto tranquillo quanto auspicabile ovunque.

Terminata la lezione di geografia.


Ogni due anni, ad opera dello straordinario Jean-Luc Schneider e dei suoi compari di avventura (Pascal, Sylvie,Jean-Marc, Bobby, e il casinista Dominic), si effettua questo straordinario quanto agognato festival oltre equatore, dove è già un successo, come immaginerete, essere invitati...e non chiedetemi per quale strana alchimia io ci fossi.

Primo giorno in libertà e poi inizio impegni, l'inaugurazione della mostra di "Yann" al "vecchio municipio" con vernissage e incontro tra gli ospiti e le figure istituzionali, poi l'inizio ufficiale della manifestazione con il proclama del vincitore del premio che sancirà anche il presidente della prossima edizione, ovvero un Etienne Davodeau che prenderà il posto dell'attuale Baru.

Molti invitati, molti reunionenne, alcuni di Mayotte (un'isola vicina), e poi canadesi, una neozelandese, congolesi, delle Mauritius, Seychelles, una libanese, francesi ovviamente e un italiano, insomma una rappresentanza nutrita del mondo della BD, manifestazione che dell'internazionalità e della promozione della BD dei paesi tropicali fa il suo maggiore vanto.

I nomi conosciuti sono quelli di Labiano, Baru, Behe, Davodeau, Shovel, Dubuc e Delafontaine , Tehem, Tebo, Pérriot, l'amico Michel Faure e Hippolyte e poi tutti gli altri che mi perdoneranno se non li ricordo, tanti che sono.

Mattina libera e pomeriggi a disposizione della manifestazione, organizzata nel carrè della cattedrale, la parte centrale e più vecchia di St. Denis, in tensostrutture all'aperto con una suddivisione di autori tra le varie librerie rappresentanti tutta l'isola...incredibile quante ce ne siano su un'isola sperduta nell'oceano Indiano e di soli 750.000 abitanti.
Un pezzo di Francia ai tropici.

Accanto a me per i quattro giorni della manifestazioni avevo Mario (in arte Shovel), figlio di un italiano nato nella lontana Rubaix e venuto a vivere alla Réunion, preferendo il caldo sole tropicale alle grige brume delle lande belghe, per poter scorazzare su una delle sue quattro Harley Davidson per le strade dell'isola...sì, Shovel è un simpaticissimo "bikers" che contrappone ai suoi aggressivi baffoni da centurione della strada una gentilezza ed una simpatia incredibili, ed ho scoperto un amico e compagno di "lavoro" straordinario.
Insieme a lui, ospite del Bellepierre, lo splendido hotel che ci ospitava c'era il congolese Diantantu, simpatico e pacioso collega che niente e nessuno riusciva a smuovere dalla sua immobilità, le sue letture ed i suoi doveri professionali.

E poi molte simpatiche persone che si sono avvicinate per conoscermi: Jean Marc, simpatico informatico con amici in toscana che aveva voglia di parlare nel suo ottimo italiano, Vittorio, il gestore di "Pasta e Vino" un siciliano che da oltre trent'anni vive sull'isola dove gestise il suo ristorante, Raphael con la sua splendida compagna, curioso di conoscere il mio lavoro e i corsi della mia scuola, una varia umanità che ha arricchito la conoscenza del luogo e la consapevolezza del fatto che il mondo è così affascinante e grandioso che vale sempre la pena di conoscerlo meglio e amarlo un po' di più.

Una bella esperienza, del resto, come poteva essere diversamente.

E nel momento in cui il Boeing 777 staccava il suo carrello da terra e St. Denis si allontanava all'orizzonte, mi sono domandato semmai, nella mia vita, sarei potuto ritornare in quel posto, perchè ogni volta che condividiamo la nostra vita con qualcosa e qualcuno, quel qualcosa ci diventa familiare ed amico, e separarci da lui è un po' come perdere un piccolo pezzo di noi stessi anche se resta, per fortuna, indelebile nella nostra memoria.

Poi ci rincuora il semplice fatto di averlo vissuto...

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