topolino


22 agosto 2011

Icone


Il termine icona deriva dal russo "eikona"e indica una raffigurazione sacra dipinta su tavola, prodotta nell'ambito della cultura bizantina e slava. Questa definizione succinta, ad onor del vero, è estrapolata dall'enciclopedia on-line Wikipedia (comoda ed adatta per non fare neanche la fatica di sfogliarsi qualche dizionario cartaceo), e anche per dare un senso di paludata erudizione alle quattro righe che scriverò.

Credo che dovremmo soffermarci, almeno per il contesto in cui vorrei muovermi, sull'aggettivo "sacra", perchè è sulla sacralità laica delle icone moderme che vorrei modestamente riflettere, come avrete immaginato, l'occasione è il gelato che vedete raffigurato qua sopra, con la "testa" del "Che" Guevara, e nel quale mi sono imbattuto in questi giorni, (intendiamoci, c'erano altre "icone" dei nostri tempi ad altri gusti: Marylin Monroe, Darth Vader e ad altri), ma il Che, mi sembrava fosse degno di un'attenzione particolare.


Ora voi capite, nel mio caso la figura del "Che" ha rappresentato in questi ultimi anni uno dei punti centrali del mio lavoro, un riferimento imprescindibile al quale rapportarsi per capire meglio quello che stavo realizzando, ho letto due corpose biografie, ho cercato e documentato il documentabile come semplice aiuto per comprendere la realtà cubana e poterla così interpretare al meglio.

Non potevo che ergermi a paladino di 'sì fatta questione.


Perciò, immaginate quando l'ho visto impalato su uno stecco!

Ora vedete, quella della figura del Che, ed espressamente quella raffigurata nel famoso ritratto del fotografo Alberto Korda pare sia, da uno studio fatto diversi anni fa, l'immagine più sfruttata a livello commerciale del XX Secolo, impressa su milioni di t-shirts, poster, marchi e oggettistica di ogni tipo, questo perchè al di là della bellezza dello scatto, del fascino del personaggio e dell'intensità del suo sguardo, rappresenta anche un mondo, un'idea, un modo di interpretare la vita ed il presente e di rapportarci agli altri, ci piace immaginarla come: una "filosofia".


Questo ha trasformato quell'immagine (e con lei il personaggio raffigurato) in quella che oggi viene definita un "icona" moderna, cioè un'immagine che simboleggia molto di più di quello che è, che racchiude in sè dei valori che prescindono ed oltrepassano il valore estetico di ciò che rappresenta. E come affermavamo all'inizio, in questo caso si può perfino usare il termine di "sacralità" dell'effige, per rendere omaggio al rispetto e alla mitizzazione del personaggio e delle sue idee.


Si potrebbe affermare, con una realtiva condivisione, che quando un'icona diventa tale, trascende perfino il suo valore intrinseco ed assume su di sè quello semplicemente della funzionalità dell'oggetto per la quale è adibita...forse. Si potrebbe obbiettare che ll'immagine del Che, in special modo, è stata sfruttata per ogni cosa, ed allora perchè non stupirsi di magliette e manifesti ed orripilarsi per un ghiacciolo, e forse anche questo è vero... ma perdonate il sentimentalismo, l'idea stessa di prendermi un gelato e "ciucciarmi" tranquillamente la testa di uno dei personaggi simbolo della "Rivoluzione", sinceramente, la trovo abbastanza ripugnante.
Preferisco un qualsiasi altro contesto magari anche criticabile, ma non di un atto che si riduce al consumo alimentare che sconfina in un rito antropofago di uno dei miti del XX secolo.

Di qualunque gusto esso sia.


L'uso indiscriminato di qualsiasi oggetto, immagine e perfino idea a scopo commerciale, la mancanza di rispetto e la conseguente plausibilità nell'accetare il criterio che ogni cosa sia buona pur di "fare soldi", la trovo una delle maggiori espressioni della volgarità imperante di questo periodo, il vilipendio maggiore che possiamo fare alla nostra intelligenza oltre che un comodo atteggiamento che tollera ogni tipo di nefandezza giustificandola con l'idea del profitto, è un modo per sporcare ogni cosa oltre che mortificare idee e valori che hanno espresso il nostro modo di essere e la nostra storia.

Un modo come un altro per accelerare il declino della nostra civiltà.

Non credevo di arrivare fino a questo punto....perdonate lo sfogo.




PS Ma sono solo io che m'indigno?




5 commenti:

  1. Stefano... condivido il fatto che la volgarità sia imperante... ma mi domando: c'era bisogno che, e lo dico con il sorriso sulle labbra e con comprensione, ti "toccassero il Che" perché tu pensassi che la misura fosse colma? il "ciucciare un mito" (a parte che quello che può essere un mito per te può non esserlo per altri) é solo una delle tante manifestazioni con cui gente senza un minimo di idee cerca il modo di sfruttare l'iconografia che vede per esempio certi personaggi spiattellati continuamente in tutte le occasioni. Io per esempio in generale ho smesso da tempo di seguire i miti, anzi ormai li ho tutti buttati giù dal piedistallo. Per il Che per esempio posso avere ammirazione per le sue caratteristiche di ribelle romantico ed anche, perdonami, piuttosto sprovveduto... ma essere sprovveduti ha fascino e lo capisco. Ma non lo riconosco come mito. Fare di una persona un mito é come ritrarla su tela in due dimensioni. Appiattirla, perchè ognuno di noi ha anche una terza dimensione e quando si mitizza di solito si toglie tutto quello che potrebbe attenuare il mito. Sai che anche a me questa mercificazione dell'immagine del Che già da tempo mi ha scandalizzato? Io per esempio trovavo patetico e falso il portare la sua immagine su t-shirt e bandiere alle manifestazioni pacifiste. Perché tutto si può pensare del Che meno che fosse un fervente pacifista. E guarda che la sua voglia di menare le mani per cause giuste pure la condivido, ma farlo passare per emblema del pacifismo no, non posso accettarlo. E questa cosa mi scandalizza persino più del suo diventare ghiacciolo che si fa ciucciare. Perchè se sul gelato si può dire che viene fuori solo la bassezza per sfruttare la sua immagine, renderlo emblema delle manifestazioni non violente e pacifiche (a senso unico) é una vera e propria falsità. Cosa ben più grave... Ti saluto con affetto
    Marcello Gattini

    RispondiElimina
  2. PS: solo una breve aggiunta... il fatto é che per diventare miti ci sono alcune caratteristiche imprescindibili:
    1° morire giovane
    2° essere belli e fighi di aspetto...
    io per esempio personalmente alla figura pur rispettabilissima del Che, ho sempre anteposto quella di Salvador Allende. Figura eroica caduta combattendo per quello che credeva fino all'ultimo. Rifiutando la fuga. Ma Allende al contrario del Che non aveva le caratteristiche sopra elencate... non era giovane nè figo... anche se personalmente si avvicina di più a quello che io configuro come un mio mito... ancora saludos... ;-)

    RispondiElimina
  3. Condivido tutto, Marcello.
    Il gelato, al di là del kitch dell'operazione, era il pretesto per parlare della mercificazione generalizzata e indiscriminata, che c'era anche prima (ed infatti lo riconosco), e visto la mia "vicinanza" al personaggio negli ultimi tempi, mi è sembrato opportuno parlarne.
    Personalmente non sono mai stato neanche troppo attratto dai miti, ne ho sempre mantenuto un generoso distacco proprio perchè eccessivamente ingombranti nella loro universalità, giusta o sbagliata che fosse. La "mitizzazione", come giustamente affermi, è spesso miope e tende a generalizzare il tutto frullando contesti e motivazioni, al punto da rendere anche meno chiare a volte le caratteristiche del personaggio stesso. Nel mio accostarmi al personaggio "Che" ho cercato di mantenere un distacco utile a vederlo nella minore enfasi possibile, se poi ci sono riuscito, viste le poche battute che alla fine dice, non lo so.
    Il fatto è che oggi la "commercializzazione" fagocita qualsiasi cosa, tutto è utile e necessario per far soldi, non è sul ghiacciolo che m'indigno, ma su l'incapacita di distinzione che inevitabilmente dimostriamo su alcune cose, ma che dovremmo invece avere....che tradotto vorrebbe dire boicattare certe manifestazioni di volgarità.

    Uno dei miei crucci è sempre stato quello di non avere "miti" di riferimento, ma solo generiche "passioni" temporanee che generalmente duravano il tempo che duravano, dopo un po' passavo ad altro, con volubilità. Ma il mio NON trovare qualcuno da mitizzare è perchè, proprio nella tridimensionalità dei personaggi, si trovano quelle ombre che tendono a nasconderli e anche se così facendo questi tornano più umani, spesso veniva vanificato ogni entusiasmo.

    Sarà per questo che sono quello che sono...

    RispondiElimina
  4. non volevo mica contestarti ;-)... del resto il succo del tuo discorso era ampiamente condivisibile, avevo solo voglia di far sentire, in forma di dialogo, quello che avevo da dire sull'argomento.
    E' un esercizio che purtroppo facciamo tutti troppo col contagocce nonostante oggi abbiamo a disposizione dei mezzi che chi ci ha preceduto neanche si sognava. Spesso emerge un conformismo di contenuti che appiattisce il tutto e persino cercare di spiegare le proprie convinzioni con più delle due parole scritte magari con abbreviazioni é diventato esercizio non di tutti i giorni e piuttosto raro. Naturalmente questo ragionamento non coinvolge due "vetusti" e "verbosi" ultracinquantenni come noi... ;-)
    Sul tuo Che e sull'ambiente in cui si svolgono le tue storie cubane assolutamente niente da dire. Si sente e si vede che c'é uno studio approfondito dietro... da ultracinquantenni... ;-)

    RispondiElimina
  5. Non mi sono sentito contestato, affatto...

    solo ti prego Marcello, non far sapere che siamo così vecchi....

    RispondiElimina