topolino


29 luglio 2011

La calda estate degli "anni ottanta"



Non sono stato un fanatico dei Roxy Music, nè del dandismo del loro leader, Brian Ferry, autore dall'estensione vocale ridicola e dall'abbigliamento limitato, ma pur sempre icona pop della metà degli anni ottanta: i miei.

Ma per me il suo Slave to love non era soltanto una delle tante canzoni che accompagnavano il famoso film di Adrian Lyne, 9 settimane e 1/2, ma era, insieme al film, l'inevitabile sigillo di quegli anni trascorsi a Milano, una "milano da bere" vissuta intensamente e carica di bei momenti, forse perchè contraddistinti dall'entusiasmo e dalle speranze, ed inseriti in un contesto sociale carico di ottimismo, di sviluppo economico e da una società che sembrava crescere a dismisura...forse perfino troppo.
Ma è stato un bel periodo.


Intendiamoci, 9 settimane e 1/2 non è stato un grande film, anche se a me le sceneggiature di amori tormentati e tortuosi non sono mai dispiaciuti, Mickey Rourke assolutamente in parte e Kim Basinger bella come forse non lo è più stata, ma aveva un fascino e un "look" (mi perdonerete l'odiosa parola, ma se non sbaglio venne coniata proprio in quel decennio, per cui è assolutamente pertinente) che suggellava le atmosfere di quel periodo, atmosfere modaiole fatte di abiti rigorosi e arredamenti high-tech, e scolpito con una fotografia dal taglio pubblicitario che da lì in avanti avrebbe dettato legge.

Bene, ieri sera, unica data italiana in programmazione, al Bolgheri Melody, si è esibito con la sua band, appunto, Brian Ferry, in tour per promuovere l'ultimo album dal titolo:
Olympia. Qualcuno aveva perfino sperato in una apparizione di due tipetti come Mike Jagger e Brian Adams, entrambi in vacanza da queste parti e, pare, possibili animatori del concerto dell'amico, ma i due non si sono visti, purtroppo. Certo, non sarebbe stata la "sagra della gioventù", il buon Brian è oramai ultrasessantenne, ma devo dire che si difende ancora egregiamente, accompagnato da una band di alto profilo, con chitarrista e sassofonista di tutto rispetto, due batterie, un coro di tre nere e due ballerine a guisa dei brani più movimentati.

Slave to love
è stato il secondo brano in scaletta, come dire: -Ragazzi, partiamo con il piede giusto!-, e così è andata, una serata frizzante, con il nonnetto azzimato ma convincente, gran professionista che, anche se con alopecia incipiente, mantiene ancora un discreto smalto.

L'Estate va così, tra concerti e gelati, cantanti nuovi e icone d'antan, nuove amicizie e cene all'aperto, gente abbronzata e facce sconosciute ma che sembrano già viste, veri e falsi vip in abito di lino.

Ma Kim Basinger era un'altra cosa.

Nessun commento:

Posta un commento