topolino


22 giugno 2015

A due passi da Ginevra.

Ultimo appuntamento prima dell'estate e, immancabilmente, impietoso e cinico il tempo si mette a fare il dispettoso, alzando la temperatura in modo abnorme, così l'estate si presenta con il suo aspetto tanto consueto quanto fastidioso: il caldo.
La partenza da Firenze è quasi obbligata, la sosta nel capoluogo toscano è funzionale, visto che da qui il volo è diretto ed io oramai ne sono quasi un cittadino onorario.
Vado a nord e a due passi dalla Svizzera, che fortuna -mi sono detto- vado incontro al fresco, ed infatti le temperature erano tropicali pure qua, un caldo esagerato a detta dagli autoctoni per questo periodo, appunto, la fortuna, quando la cerchi, si scansa.

Volo con sole pieno e visibilità ottima, partenza in orario, posti comodi.
Ora, diciamocelo tra noi, noi tutti adoriamo i bambini, animano la vita è la riempiono con la loro energia, tutti siamo comprensibili e, pure noi, abbiamo passato i momenti più impegnativi, quelli dei pannolini, del ciuccio, delle beghe, ma siamo comprensivi, ci siamo passati, capiamo...
Certo è che quando ci si mettono rompono proprio gli zebedei 'sti mocciosi, c'è n'erano due (ovviamente proprio davanti a me) che ad un certo punto hanno cominciato ad urlare ed imprecare, e niente hanno potuto i poveri cristi dei genitori a sedarli (l'unico era un colpo di karate alla testa, ma non era educativamente corretto), per fortuna che il volo durava soltanto poco più di un ora, tutto sommato, un supplizio sopportabile.
All'aeroporto c'era Gilbert, il nostro chaffeur, o quello che si occupava di noi italiani, di cui io ero il primo arrivato, gli altri due erano Paolo Eleuteri Serpieri e Lele Vianello, il vecio veneziano compagno di molte scorribande francesi, oltre che a Virginio Vona, un italiano che però abita in Francia da molti anni.



I quattro moschettieri italiani: Lele Vianello il nostro comune amico Gilbert, Virginio Vona il sottoscritto e Paolo Eleuteri Serpieri.

A pochi chilometri da Ginevra, ma già in territorio francese, Ferney-Voltaire l'amena cittadina che mi ospitava, si chiama così, in quanto residenza per molti anni dell'illustre filosofo e cittadino che abitò nell'adiacente castello. Ed è proprio in questa location che si volge l'annuale Festival BD di cui ero ospite.




La splendida locations in cui si svolgeva la manifestazione, il castello Voltaire.


Gli stand inseriti tra il verde del parco.


Lo spazio dove venivano servite le colazioni ed i pranzi.

Visitiamo il luogo della manifestazione, il classico castello/villa francese datato intorno al 1600 con parco annesso, ampio giardino, cappella e dependance che ospita la mostra di Toppi e Serpieri, allestita dalle Edizioni Mosquito, io e Lele, che mi ha telefonato in albergo, siamo in largo anticipo, la visitiamo, e frescheggia, e a suon di birrette in attesa di un aperitivo in occasione dell'inaugurazione, che sarà assolutamente informale e priva dei soliti cerimoniali, se Dio vuole.

Poi tutto al teatro dove si celebra l'inizio della manifestazione, con la proiezione di due cortometraggi, uno che ha come argomento il racconto "Blues" del compianto Sergio Toppi, allestimento assolutamente personale e l'altro sulla "pagina 52", di una famosa BD francese di cui, al momento, mi sfugge il nome.
Confesso che l'impreparazione è dovuta al mix di vini e birre ingurgitate fino a quel momento, soltanto "conditi" con tartine espresse e che evidentemente non sono riuscite a riempire il vuoto digestivo. Segue breve discussione sulla salute della BD, di cui noi, seppur attivamente, siamo rimasti spettatori, troppo avrei avuto da dire, e poca, invero, era la lucidità necessaria.
Non ancora stremati dalla fatica e dalle sonore bevute, abbiamo deciso, il tris d'italiani imperituri, a berci il bicchiere della "staffa" in un hotel vicino poi  a nanna, senza ulteriori rimpianti, la giornata era stata spremuta in tutte le sue declinazioni, che chiedere di più?

Il sabato a piedi fino al castello, la colazione verrà fatta lì organizzata dai "benevoles" dell'organizzazione, un esercito di volontari di tutte le età che di ogni manifestazione sono gli artefici e protagonisti e senza i quali non si potrebbe dare vita ad iniziative del genere. Amici, appassionati o semplice persone che si rendono disponibili per offrire alla loro comunità un occasione di svago, di cultura e divertimento, i veri angeli della BD, e per l'occasione voglio appunto citarne alcuni: il già conosciuto Gilbert, Guillaume, Patrick Ramby, il mio contatto e presidente della manifestazione, Patoche il direttore invece dell'Associazione organizzante, Bruno, il simpatico libraio di Verney-Voltaire e tutti gli altri che mi hanno presentato e di cui immediatamente ho dimenticato il nome.

Poi via diretti verso le "postazioni", il tutto è organizzato all'aperto, sotto teloni tesi, e tensostrutture appositamente preparate, al fresco di centenari alberi che offrono una lodevole frescura al torrido caldo che incombe.
La cronaca è nota, da qui si parte per un incessante turno di dedicacès fino all'ora di pranzo, servito nella stessa dependance della colazione, un catering semplice e funzionale di cui non mi dilungherò nella prelibatezza dei gusti e nelle descrizioni, io sono onnivoro nel vero senso della parola e la cucina francese in queste occasioni è, per definizione: semplice e funzionale, non chiedetemi altro, vi prego.
I vini buoni.
Poi ancora dedicacés, finiscono di arrivare anche gli altri autori che citerò a memoria, molti li conosco di vista, altri no e di alcuni non ricordo i nomi, ma di quelli che rammento c'erano il caro lyonnais Thierry Giroud (grande tifoso della Juve, da buon savoiardo, che sarà rimasto deluso dalla sua squadra per la prestazione in finale di Champion's League), Kaya, Otero, Thierry Martinet, l'amico Tony Sandoval, Louis Le Hir, Fabien Lacaf e sua moglie Nelly, e molti altri, mi dicono circa altri ventotto, più o meno.



in dedicacés, come al solito, gomito a gomito.

La sera breve ristoro all'albergo, una breve doccia e poi via verso il paradiso dei Bikers, un locale gestito da un gruppo di motociclisti che si sono staccati da una precedente organizzazione gestita in maniera ortodossa (prevedeva soltanto centauri dell'Harley Davidson) per fondarne una evidentemente più open (cioè con motociclisti proprietari anche di altre marche), se non ricordo male la United Bikers, ma potrei dire anche un'idiozia.
Il locale è a qualche chilometro, in territorio svizzero, in una zona industriale piena di docks, tra gru e containers e vicino all'aeroporto di Ginevra che puntualmente viene sorvolato dagli aerei in fase di decollo. Un panorama più suggestivo ed adatto ad un locale del genere non si poteva immaginare, sembra di essere in un sobborgo di Pittsburgh ed il locale, interamente in legno, è pieno di gadget, foto di Bikers, manifesti di film come "Easy Rider", modellini di ogni foggia e materiale di motociclette, teschi di vitello, segnaletica americana come il simbolo della Route 66 ed americanerie varie, come solo in Francia (anche se qui siamo in Svizzera, ma solo a pochi metri) possono trovare.
Sì, perchè è curioso ma è proprio in un paese come questo, con una tradizione così esasperata, un campanilismo accentuato e orgoglioso delle proprie tradizioni, ho trovato locali e personaggi che sembrano usciti dall'America anni '50" con ciuffi alla rock-a-billy e basette alla Elvis, l'amore così accentuato per il blues, il rock ed il jazz.
Qui ceniamo a base di hamburger con uovo affrittellato sopra, cipolle, patate ed insalata...ma sempre il tutto affogato dal vino locale.
Poi session di una band rockettara del loco, a base di Deep Purple, Patti Smith, Pink Floyd, Black Sabbath ed il rock anni 70-80 che piace un po' a tutti, ottimi palyers ed una ragazzina di 22 anni alla chitarra che faceva tenerezza sia per l'età e l'aria da studentessa appena uscita da scuola, ma bravissima.
Poi Paolo (Serpieri, per intendersi) che in gioventù è stato un discreto bluesman ha imbracciato una chitarra e, invitato dagli organizzatori, si è cimentato in un paio di brani, tra cui un Bob Dylan d'annata struggente e melodico, cantato con la sua voce calda e profonda e con quell'aspetto alla generale Custer che lo fa un personaggio di grande fascino.
La serata è filata liscia e tranquilla (si fa per dire), credevo di lasciarci i timpani tanto il volume era alto e, giusto per non lasciarci con nessun rimpianto, abbiamo voluto...anzi, ci hanno offerto "le petit biker" letteralmente una bevanda da centauri.



La performance blues di Paolo.

Ci viene così servito in un bicchierino piuttosto basso, una bevanda scura che non recava nessuna descrizione sull'etichetta, segno evidente che era un infuso mortale prodotto dal locale, poi rabboccato da un centimetro di tequila, il tutto viene scaldato come fosse un flambè e sopra viene posizionato un cubetti o di zucchero su una forchetta. Lo zucchero viene sciolto dai vapori del calore emanato dalla bevanda e al momento che questo si è sciolto del tutto bisogna infilare una cannuccia e berlo tutto d'un fiato, lo abbiamo fatto?
Ovviamente sì, la bevanda è forte ma non in modo irresistibile, ha un sapore dolce ed ha un grado calorico piacevole, è scesa giù dall'esofago con nonchalance e tutti ci siamo guardati soddisfatti e felici, felici perché ancora vivi anche se, ci hanno garantito, al terzo bicchiere si cade a terra "secchi e duri".



Siamo allo "scioglimento" dello zucchero, ultima fase prima della bevuta tramite cannuccia del "petit biker", lo sgroppino di fine serata preparata appositamente per noi, alle mie spalle Louis Le Hir osserva con titubanza il miscuglio...dopo toccherà anche a lui.

Che dire, la compagnia di Paolo e Lele oltre che essere simpatica, non è mai banale, si affrontano argomenti curiosi ed interessanti, spesso nati da semplici osservazioni, abbiamo interessi che ci accomunano e un'età anagrafica (che sottolineo volentieri, in quanto essendo il più giovane di tutti, mi permette di fare il ganzo, una volta per tutte), che ci unisce in queste scorribande su un immaginario che condividiamo.
Insomma, siamo stati bene.

La giornata di domenica, oggi per intenderci (sono infatti qui sul treno che digito come un forsennato sul mio IPad), è trascorsa tranquilla, dediche mattina e anche parte del pomeriggio, almeno fino alle 15,40, orario in cui Gilbert mi ha preso di peso a mi ha trasportato all'aeroporto, tra l'altro mi avevano già fatto la Boarding Card per evitare il check-in e la probabile calca della domenica, ma senza affanni ho preso il mio aereo.

Per il momento chiudiamo qui, le escursioni estere dovrebbero terminare con questa puntata in Francia passando per la Svizzera, quest'anno, se paragonato con il precedente, dovrebbe essere molto più tranquillo ed ameno, speriamo di sfruttarlo per lavorare con maggiore lena sul mio nuovo progetto, permettendomi di concentrarmi un po' di più, e per godermi una tranquillità che spesso agogno ma che, caratterialmente, non trovo mai.

Senza rinunciare al mare, intendiamoci....

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