topolino


6 agosto 2011

L'edicola fantasma


Non sono un habituè di quell'edicola, ci capito raramente, anche se è in un punto strategico ogni volta che mi ci ritrovo è, generlamente, ma dovrei dire unicamente, per fare una colazione: cappuccino, un pezzo e olè!

Per cui non manca mai la capatina all'edicola, del resto dev'essere un effetto di primordiale imprinting, quando vedo due giornali appaiati, io mi fiondo!

Inciso: quel "mi ci fiondo", oramai non è che una mera reminescenza, un riflesso condizionato, storia passata più che una reale necessità, in edicola compro sempre meno perchè, ahimè! trovo sempre meno. Quella che una volta era un gioioso appuntamento settimanale, si è trasformato in un pellegrinaggio isolato alla nostalgia, una specie di "come eravamo" di cui non riusciamo però a riconoscerne i connotati, tanto sono cambiati.

Perciò detto questo, nella suddetta edicola credo di non averci comprato mai niente se non una volta il quotidiano locale...forse, ma per il resto nulla.
Il gestore o meglio, la ragazza che la gestisce, pur non essendo carina nell'aspetto lo è invece nei modi, è cortese e sorridente, ha parole gentili per tutti anche per chi, credo, conosce appena, per dirla all'americana, è molto friendly e riserva l'attenzione necessaria a tutti coloro i quali hanno scelto di varcare la soglia del proprio negozio, offrendole così l'opportunità di vendergli qualcosa, oltre che ripagarli della fiducia accordatale.
Per quanto sia la più trascurabile delle osservazioni ha, si deve sottolineare, delle belle tette.

Grande spazio, molto ordinato, come si confà ad una edicola moderna, vista la quantità di paccottiglia che oramai vi si vende, io mi dirigo quasi sempre nel reparto "fumetti" (eh, be'!), sempre più misero, isolato e poco visibile, lo so, non è necessaria tutta questa attenzione, ma per deformazione personale non posso evitare di osservare con perizia l'ordine e il criterio di esposizione dei giornali, quasi fossi un "ispettore" che deve controllare la professionalità dei propri distributori locali, misurandone così le competenze, non posso farne a meno, è più forte di me.
Da questo punto di vista dell'ordine (perfino troppo) l'esame può dirsi superato, ma forse è l'asetticità, lo sconosciuto e incoerente criterio di catalogazione ed esposizione delle riviste per "genere e sottogenere" e la confusione che ne consegue, fatto sta che non ci ho mai comprato alcunchè, non c'è mai stato niente che abbia mosso in me quello che viene definito l'impulso all'acquisto o, aggiungo io, anche alla curiosità della semplice sfogliata, sempre veloce, distratta ed inconcludente.
Per cui ci entro, saluto la ragazza appollaiata dietro al banco, le sorrido, sbircio le tette, compio un piccolo e rituale giro di inutile perlustrazione, e mene esco esattamente come ne sono entrato.

Lei sorride, mi saluta con una cordialità inusitata, ed io, contraccambiando con imbarazzata nonchalance, me ne esco.
Ma perchè continuo ad entrarci?

PS
Non siate volgari, non è per le tette!!

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