topolino


24 novembre 2010

Vieni via con me...

Al di là del fatto che adoro Paolo Conte e la canzone del titolo, è bello constatare che tale gradimento vada anche alla trasmissione del duo Fazio-Saviano che ne hanno preso in prestito parole e musiche, aggiungendovi anche contenuti quanto mai contemporanei.

Certo, il popolo della sinistra trova esaltato tutto il suo universo, vi si sente rappresentato non solo nei contenuti, ma anche in quel modo un po' "radical chic" che tanto viene sottolineato dagli avversari quando devono dileggiarlo, prediligendo temi alti, rappresentazioni un po' statiche e, per molti, forse anche un po' pallose....ma la trasmissione funziona e, non solo, fa audience e sconvolge tutte le regole della moderna comunicazione, basate su ritmi, frenesie di battute e tempistiche sincopate.

Meglio così.

Certo, meglio che ogni tanto certe regole vengano sovvertite quando a sovvertirle sono programmi intelligenti, quando il valore della parola assume finalmente una valenza pregnante e significativa, quando le cose da dire sono proprio quelle che vorremmo fossero dette e a dirlo fossero proprio le persone deputate a farlo.

Non so dire se il programma sia bello, nel senso più comune del termine (che comunque andrebbe stabilito), come già detto non ha i tempi televisivi ai quali da anni ci hanno abituati, i monologhi sono lunghi ed estenuanti, e a declamarli non è un attore padrone della scena, ma sono rappresentate da uno scrittore che ha il merito di credere nelle cose che dice e, per questo, rendere tutto incredibilmente autentico e necessario.

Gli ospiti hanno tutti un peso specifico particolare, hanno una credibilità, danno valore a quello che dicono.
I cantanti non potrebbero essere che quelli, quelli che avremmo scelto noi... o no?
I comici sembrano sentirsi liberi e, allo stesso tempo, appaiono come consapevoli della differenza di quel palcoscenico, come fosse diverso da tutti quelli calcati prima...come percepissero il peso dell'evento.
Sì, perchè oramai è di un evento che si sta parlando, cioè di una trasmissione che ha prevaricato la soglia del semplice intrattenimento ma è diventato uno spazio comune, uno spazio politico, la televisione si è trasformata in quello che oramai non eravamo più abituati a vedere, si è fatta operatrice culturale ed informatrice politica, finalmente testimone del suo tempo e non solo dispensatrice di illusioni e di fuorvianti realtà.
Ed in questo triste 2010 siamo stati partecipi di un evento che, forse, in futuro cambierà qualcosa, anche se non sappiamo bene che cosa...o forse ci illudiamo che accada.

Di fatto ci riconosciamo tutti (proprio tutti non credo, ma noi sì!) in questa trasmissione, comprendiamo che il sovvertimento di certe regole è il segnale di un cambiamento che, se arriva dalla televisione, padrona del nostro immaginario e del nostro quotidiano, forse è un cambiamento "vero".

Speriamo le nostre non rimagano soltanto pie illusioni.

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