topolino


6 febbraio 2013

Ancora una volta: Angouleme.

Non so da che parte cominciare per avere una parvenza di originalità, come si inizia un post su uno dei tanti festival ai quali si è partecipato e che, alla fine dei conti, è sempre un po' uguale a sè stesso?
Forse cominciando dalle piccole ma inevitabili differenze che, al di là di tutto, ci sono.



 Il manifesto ufficiale della manifestazione che quest'anno festeggiava il 40° anniversario.


Cominciamo dall'inizio.
Già a Pisa ho incontrato un amico scrittore di cui attendevo notizie di tipo professionale, un incontro fortuito, tra le scale della stazione ed i binari che rispettivamente dovevamo prendere, su due treni distinti in partenza a pochi minuti di differenza l'uno dall'altro, a credere a queste cose, si sarebbe anche potuto immaginarlo come un indizio propizio.
Ma io sono prudente riguardo alle suggestioni.

Nel viaggio di andata, la prima sorpresa è stato avere un compagno di viaggio inaspettato, Max Frezz infatti quest'anno non doveva essere con noi, anche se lo è stato solo per la prima parte del viaggio.
Abbiamo pernottato in maniera un po' corsara nella roulotte nei pressi di Bardonecchia, alto Piemonte, alle porte del Frejus. 
Ed io che ogni volta che andavo a sciare mi chiedevo come si potesse dormire in roulotte, in montagna, d'inverno, sono riuscito a trovare la risposta: in un modo o nell'altro, si dorme.
Ma non fatemi entrare in particolari, non è stata memorabile.

L'arrivo ad Angouleme è sempre contraddistinto dall'incontro dagli amici francesi della Mosquito che ci ospitano al loro stand, per poi finire il mercoledì sera a cena dai coniugi Jacky e Caro che ci mettono a disposizione la casa e che come inizio ben augurante dell'avventura, ci allietano ogni anno con una cena in grande stile.
Poi il giovedì comincia la festa, nel senso per gli altri, noi autori in realtà stiamo gobbi sul tavolo a dedicare il nostri libri.
Quest'anno per me era "Fragments-Histoires vècues par des héros ordinaires" per le Editions Mosquito, il libro uscito in Italia con il titolo "Di altre storie e di altri eroi", per le Edizioni Tunuè.



Copertina del libro uscito in anteprima ad Angouleme ma ancora non disponibile nelle librerie transalpine.

Insieme a me gli amici Louis Le Hir, Lele Vianello, François Deflandre e Laurent Levebvre, gruppo che praticamente mi ha accompagnato per tutta l'intera manifestazione, nello stesso ordine e con la medesima intensità.
L'affluenza di pubblico è stata poderosa, difficile per me fare comparazioni con gli anni precedenti visto che per colpa del mio inverecondo stakanovismo, piegato come sono sui libri, a me sembra ogni anno sempre uguale al precedente.




Insieme a Lele Vianello, inseparabile compagno di caffè, chiaccherate e sopratutto dediche a go-go!


La mattina con Lele ci prendevamo un'oretta di chiacchere intorno ad un caffè (neanche quello memorabile), generalmente due considerazioni, qualche aneddoto su Pratt (per chi non lo sapesse, Lele Vianello è stato insieme a Guido Fuga il collaboratore di Hugo Pratt), una sbirciatina ai libri della biblioteca di Champ de Mars e poi al padiglione Nouveau Monde.




Il padiglione Nouveau Monde.

Io ero alla manifestazione anche per presentare un mio progetto, estremamente ambizioso e difficilmente realizzabile per cui mi sono preso del tempo per incontrare editor e conoscenti, anche se, dopo molti anni, un'idea abbastanza precisa a chi poter presentare certe cose, ce l'avevo, e questo mi ha permesso di ottimizzare tempo e risorse, senza nulla togliere agli impegni presi con le Editions Mosquito.
Senza per questo evitare di sbagliare qualche mossa, ci mancherebbe.
Per il resto, aspettiamo e vedremo.

Molti amici, come sempre, qualcuno passando allo stand mi ha rivolto un gentile saluto (secondo me anche con un senso di leggere commiserazione): Giuseppe Zironi, Sergio Rossi, Serge Huo Chao Si che era stato accanto a me a fare dediche alla Réunion, l'amico Piero Ruggeri, Mauro Bruni e la compagna Enrica, Stephan e Didier che si sono comprati un bell'originale e sicuramente altri che al momento non ricordo. 
Incontrati per caso in strada come Giorgio Zambotto, Paolo Deplano e Marco Bianchini.
In giri per padiglioni nell'intermezzo della pausa pranzo come gli amici ospiti ad una delle ultime Nemoland organizzate dalla mia scuola: Key Acedera e Bobby Chu.
O Vanna Vinci ed il marito Giovanni Mattioli alla cena Dargaud, affiancato da un simpatico duo di autori come Jerome Hamon e Mark Van Straceele oltre ad un piacevole quanto inaspettato incontro con Silvio Camboni, incontrato per sbaglio nell'altro salone, quello della cena Glenat mentre, per altri motivi, volevo andare in quello della Delcourt ...che casino!
E poi altri al successivo rendez-vous immancabile del sabato sera nei saloni del Mercure, come Davide Fabbri, Nizzoli, l'agente Tommaso D'Alessandro trovato a più riprese nei giorni della manifestazione, ed anche in occasione dello spettacolo "I Lemuri" (che non avevo visto ad Illzach e che mi ero prefissato di non perdere) all'Espace Franquin, una bellissima performance composta da musiche, testi e canzoni di Vittorio Centrone con lo splendido accompagnamento dei disegni del bravissimo Giulio De Vita.

Tanta roba, tanti incontri, tante cose perdute, tante persone ... tanto di tutto.




Greg, Francesco e Isabella, il gruppo Nemo al gran completo.

Quest'anno alla festa si era aggiunto un "ramo" della Scuola Nemo, nel week-end infatti Francesco, Isabella e Greg si sono uniti all'immensa carovana della manifestazione, un viaggio all'insegna della curiosità verso un mondo da me negli anni tanto reclamizzato e che, per una volta, meritava di essere conosciuto personalmente.
Credo che non siano rimasti delusi, almeno questa è l'impressione che ho avuto.
Del resto è abbastanza normale, senza entrare nel dettaglio, Angouleme rappresenta per energia, risorse, mercato ed organizzazione, il manifesto della grandezza dello status della BD francese, un mercato ricco ed industrializzato, ma che da spazio a tutte le realtà, dalle più commerciali alle più underground, a riprova di una grandezza che solo un mercato maturo e consapevole può dimostrare.
Ovviamente anche con tutti i limiti, difetti e contraddizioni che anche le cose migliori comportano.




Cena a l'Esperance, ristornate che oramai potremmo pagare direttamente con i ticket-restaurant, tanto siamo assidui frequentatori, da sinistra in senso orario: Jacques, il sottoscritto, Elisa, Louis, Elisa (quella francese) Michel, Lele, Christine e Jean Marc.


Cene al ristorante l'Esperance, e pranzi da Chez Paul come da copione, salvo un affumicata crepérie di cui non chiedetemi il nome, so solo che difettava di impianti di aspirazione fumi (siamo usciti che puzzavamo come merluzzi affumicati), e che in Italia comunque non avrebbe superato un esame di conformità da parte di una qualsiasi USL.





La domenica il sole non ci ha voluto negare una sua rara apparizione, dando al tutto i colori che meriterebbe.

Una curiosità che mi piace raccontare.
Dopo cena della domenica: stabiliamo che ci facciamo una birretta in tutta tranquillità, la città sta tornando a quello che credo sia la sua noiosa normalità, ci diamo appuntamento con Francesco, Isabella e Greg nella parte vecchia di Angouleme, là dove sono concentrati i localetti carini, tra pub, ristoranti tipici, etnici e punti d'incontro.
Molti sono chiusi.
Appunto, come dicevamo: la noiosa normalità.
Andiamo a quello adiacente a Le Chat Noir (il gatto infatti era chiuso), fuori fumano dei figuri in tutta tranquillità, tra questi uno spilungone adornato da un cappello stile Stetson, uno sguardo non proprio vispo che, con occhio pigro, mi guarda accennando una sorta di sbilenco sorriso.
Entriamo.
Vedo un tavolo nell'angolo.
Mi ripassa accanto lo spilungone che evidentemente ha finito si svaporarsi la sigaretta, e nuovamente mi guarda con aria semi-sorridente. Mah....
Mi dirigo nel tavolo d'angolo, io la chiamo la sindrome da Wild Bill Hickok, spalle alla porta, con panoramica sul locale, per evitare che qualcuno colpisca alle spalle. 
Ognuno ha le sue idioti convinzioni.
Mentre mi dirigo al tavolino, nel tavolo adiacente a quello scelto, composto da tre uomini, questi mi rivolgono un analogo sorrisetto con aria di complicità, parlottano con lo spilungone che poi si dirige al bar.
Nel frattempo arriva Lorenzo Paganelli (il figlio dell'editore italiano), e in quel mentre lo spilungone si piega sul nostro tavolo appoggiandovi due birre.
La simpatica combriccola non erano altri che gli organizzatori del German ComicFestival di Monaco, di cui ero stato ospite due anni fa, e mi avevano riconosciuto immediatamente.
Detto questo, il collegamento è stato facile e ci sono arrivato anch'io a rammentarmeli, nonostante la poco brillante performance di riconoscimento e nonostante la faccia dello spilungone non fosse facile da dimenticare (cosa di per sé che mi ha dato da pensare).
Risultato: quattro dediche ai rispettivi avventori, che felicissimi dell'incontro hanno sguainato i loro album e ce li hanno sottoposti, uso il plurale perché Paolo Cossi, che nel frattempo ci aveva raggiunto, è stato risucchiato all'interno della spirale dedicativa formatasi. 
Evvai!
Poi ci hanno raggiunti gli altri, il gruppo Nemo oltre allo staff di Imaginism del duo Acedeira-Chu, per finire la serata con del vino e cognac.

Partenza il giorno dopo di buon ora (la mia), e lunedì trascorso in auto sulla rotta Angouleme-Limoges-Clermont Ferrand-Lione-Italia: una sfacchinata terminata alle 10,35 per me (mi sono rifatto dell'attesa della mattina), più tardi per gli altri, ma resa sopportabile dalla simpatica compagnia.




Cianfrusaglie varie: il catalogo della mostra, free magazine come Zoo, house-organ come Castermag o Cmag, Canal BD il catalogo realizzato dalla famosa catena di librerie, varie locandine Nemo, biglietti da visita assortiti e il sottobicchiere con l'immagine di Crumb regalatoci dagli amici tedeschi per promuovere la manifestazione fumettistica di Monaco.
Tutta roba che alla prima occasione finirà nella pattumiera ma che, al momento, gode dell'importanza del ricordo.

Anche Angouleme 2013 è archiviata, ma vedo già all'orizzonte il prossimo viaggio.
Decido di fregarmene e cerco di godermi, se posso, questi giorni di sana normalità.

Ad majora.
















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